La barca a vela con la quale Renato, Maria Pia e Matilde Francou hanno fatto il giro del mondo. La piccola Matilde con il papà Renato Francou passano il Canale di Corinto. (foto M. P. Francou) |
L’idea era nata quasi vent’anni fa, il giorno del nostro matrimonio,
quando a un giornalista che ci aveva intervistato per la particolarità del
nostro viaggio di nozze iniziato partendo, vestiti da cerimonia, su una barca a
vela ancorata nel mare di fronte al ristorante della festa nuziale, avevamo
risposto: «Ci piacerebbe fare il giro del mondo in barca a vela». La nostra
passione per la natura in tutte le sue forme e la ricerca inconscia di
un’esistenza semplice, il più possibile priva di consumismo e soprattutto
all’aria aperta, avevano contribuito a far crescere in noi il grande desiderio
di “mollare gli ormeggi” per conoscere, sperimentare e vivere altre realtà.
Questo il grande motore emozionale del nostro progetto, la molla interiore che
– unita a convinzioni razionali, capacità, conoscenze tecniche e studi fatti a
tavolino – ha permesso la realizzazione della grande partenza.
Così il 10 luglio 1995 io e Renato, a bordo della nostra barca a
vela “Anna Martina” di 10 metri e mezzo, ci stacchiamo dal molo di Genova felici
e del tutto inconsapevoli di ciò a cui andavamo incontro ma pronti e preparati
a qualunque difficoltà. Il nostro itinerario lo abbiamo sempre deciso giorno
per giorno, senza fare mai programmi superiori alla tappa successiva.
E le tappe sono state tantissime e molte di esse erano, nella
nostra mente, dei veri e propri traguardi (come Gibilterra, Panama e Suez) che
ci hanno spinto ad una scelta importante in base alla quale sapersi adeguare e
motivarsi a subire le conseguenze esaltanti o impreviste che fossero. Le
principali tappe, dopo Gibilterra, che ci hanno condotto intorno al mondo sono state:
Madeira, Canarie, Capo Verde, Martinica e le piccole Antille, Venezuela,
Curaçao, Giamaica, Cuba, Messico, Belize, Guatemala, Honduras, isola di S.
Andres (Colombia), Isole San Blas, Panama, Galapagos, Marchesi, Tuamotu, Tahiti e le
isole della Società, Samoa americane, Samoa Occidentali, Fiji, Nuova Caledonia,
Australia. E dopo tutta la barriera corallina australiana ancora Bali con molte
tappe nelle isole indonesiane, Singapore, Malesia, Thailandia, Maldive, Oman,
Eritrea, Sudan, Egitto per rientrare attraverso il canale di Suez in
Mediterraneo e con Cipro e la Grecia ritornare in patria nel luglio 2005.
Abbiamo vissuto momenti di profonda paura quando in Guatemala
siamo stati sfiorati dall’uragano “Mitch” e quando a Phuket lo “tsunami” ha
portato la sua distruzione. Ci ha colpito e tristemente impressionato l’estrema
ed inimagginabile povertà del Centro America e dell’Africa.
Alcune persone per noi significative hanno incrociato il nostro
cammino. Tra tutte una, davvero speciale, che vive ad Apia (Samoa Occidentali),
una donna italiana di grande valore spirituale che in un breve dialogo ha
risvegliato in me il grande desiderio di un figlio, contribuendo a far sì che il nostro amore si
completasse con il miracolo di Matilde, la nostra bimba, che ora ha quattro
anni e che ha navigato con noi dall’Australia per le ultime 12.000 miglia del
rientro.
Abbiamo costruito e alimentato giorno per giorno un rapporto
vicendevole di un’intensità profonda fatta del “vivere insieme” che
difficilmente la vita di oggi permette e che spero di non perdere mai.
Soprattutto abbiamo navigato e sentito che in mezzo all’oceano non
c’è mai silenzio ma il dialogo continuo di una natura immensa dentro la quale
vivi la sensazione di essere infinitamente “minuscolo” e indifeso. In un certo
modo sei costretto ad alzare gli occhi al Cielo, a porti delle domande e a
capire che l’uomo è troppo piccolo per conoscere tutte le risposte.
Ma la gioia sorprendente di un tramonto sull’oceano infinito, i
colori sensazionali di mari e spiagge incontaminati immersi in un sole
tropicale quasi sempre ventilato e fresco, profumi e sapori così differenti per
ogni luogo ed anche la spontaneità di popoli davvero lontani dal nostro
quotidiano, tutto ciò ha sempre dissipato ogni ombra di sconforto o fatica ridandoci
la giusta carica di fiducia e serenità.
Abbiamo imparato ad affinare i sensi e l’attenzione nei confronti
di fenomeni, situazioni e persone intorno a noi per saper diffidare e apprezzare
nella misura dovuta. Abbiamo anche saputo lavorare giorno per giorno,
costantemente e a volte con fatica per mantenere e possibilmente migliorare
l’efficienza e la sicurezza della nostra barca con l’unica soddisfazione del
risultato finale.
Breve conclusione: un’esperienza unica, sublimata dalla felicità
di tornare a casa con tutti i nostri ricordi impressi nella memoria e negli
occhi, dopo un percorso lungo con poche navigazioni veramente dure, grazie alla
scelta ottimale di tappe, stagioni e barca, grazie ad un pizzico di fortuna ed
infine grazie alla grande fede nella Provvidenza, che non abbiamo mai
dimenticato.
Maria Pia La Torre Francou
UN ROSARIO DI FIORI PER LA MADONNA
«A Te divina Madre, oggi offriamo la corona dei fiori più belli della
festa di maggio.
Nelle nostre mani abbiamo raccolto rose per dirti grazie, mughetti
per chiederti
candore e purezza di cuore, gigli per assomigliare alla luce del tuo
vestito,
tulipani per esprimere nei calici le nostre preghiere,
nontiscordardimé per
implorare il tuo aiuto materno.
Fa’ che camminiamo su un soffice tappeto di fiori d’angelo sia nel
giorno sereno,
sia nella nebbia, quando le ombre ci inseguono e le stelle su di noi
sembrano
spegnersi.
Non lasciarci soli. Fa’ che la gioia di oggi non ci abbandoni».
Maria Fiorenza Verde