Ospite illustre della manifestazione Livio Berruti, oro olimpico 1960 a Roma, e record mondiale per i mitici 200 metri in 20”5. Di fronte all’affollato auditorium all’aperto è stato ricordato e festeggiato da Riccardo D’Elicio, presidente del Cus Torino, affiancato dai Rettori degli atenei torinesi, dal Sindaco Francesco Avato e dall’assessore alla cultura Roberto Canu. «Non mi rendo conto di quanto tempo è passato – ha sottolineato Berruti –, mi sembra ieri. Ricordo che i miei più grandi sfidanti erano sempre francesi, ma li ho sempre battuti». Nel rievocare con nostalgia quei tempi lontani, l’ex olimpionico ha espresso qualche considerazione sull’odierna atletica: «Oggi in atletica tutto è programmato. C’è troppa tecnologia. Fondamentale è la figura del medico. L’atleta, come singolo, non conta più, è avvolto in un ingranaggio. Cinquant’anni fa si offriva una vera emozione allo spettatore. C’era entusiasmo e passione nell’atleta. Lo spettatore viveva le nostre stesse tensioni, eravamo un’unica entità. Ma tutto è cambiato. Lo sport in genere è diventato tecnologico. Anche i bambini che si avvicinano ad uno sport diventano presto delle macchine. E questo mi dispiace. Lo sport dovrebbe essere ancora considerato un’attività fisica, un’attività per i muscoli, un’attività che fa bene alla salute. A volte vedo bambini costretti dai genitori a svolgere una disciplina, magari non sono nemmeno portati. Trascinati sui campi di calcio o sulle piste di sci. Ma i loro figli devono vincere a tutti i costi, devono diventare qualcuno, ma poi perché? Perché non sono riusciti loro quando erano giovani?». [L.M.]