LE
CATECHESI DI UN PADRE DELLA CHIESA
A
BARDONECCHIA... (Ovidio Lari, Vescovo di Aosta)
Un unico difetto: la mancanza di voce che lo rendeva il più delle
volte afono, lui già con una vocina così flebile nel porgere, che spesso si
faceva fatica a percepire integralmente, qualche parola sfuggiva per forza… ma
era in fondo una nota caratteristica che richiedeva uno sforzo di ulteriore
silenzio, per non perdere neppure una virgola, perché l’attenzione sapeva concentrarla
al massimo impegno, bastava che aprisse bocca. Non che fosse un grande
predicatore, non gli era necessario e non aveva nessuno di quegli artifici atti
a creare la dinamica dell’ascolto.
Era piuttosto austero, asciutto, quasi freddo nello stile, intento
all’essenziale a non perdersi in inutili divagazioni. Non ero il solo ad essere
incantato dalle sue catechesi, frequenti a Bardonecchia dove con assiduità, per
anni e anni era gradito e ricercato conferenziere, in parrocchia, specialmente
nell’estate. Ormai era diventata una tradizione: la stagione estiva pastorale della
nostra parrocchia di S. Ippolito apriva il suo nutrito carnet di iniziative con
conferenze, incontri, approfondimenti, predicazioni, ritiri, esercizi,
pellegrinaggi guidati, con l’attesa giornata di spiritualità, di solito posta
dopo la seconda metà o verso la fine di luglio, tenuta da lui, il Vescovo di Aosta,
S.Ecc.za Mons. Ovidio Lari, che proponeva uno schema di programma fisso, ormai
collaudato: un incontro al mattino con la meditazione, talvolta seguito da un
po’ di adorazione eucaristica. Poi, al pomeriggio la seconda meditazione – o
lezione – e poi tutto si chiudeva, almeno la parte pubblica – poi dirò anche
dell’altra più intima, privata –, con la S. Messa ravvivata da una sapida
omelia. I nomi dei predicatori e conferenzieri – Vescovi, Cardinali, prelati,
religiosi, laici – sono stati negli anni, a Bardonecchia, sempre di alto
livello. Tra tutti Mons. Lari spicca come un vero Padre della Chiesa, con un
fascino tutto suo. Non saprei dire che cosa di più attirava in lui, se la
santità di vita, la profondità e chiarezza di dottrina, il tratto paterno e
distinto, uno spiccato senso pastorale, l’amore vero alla Tradizione con la
maiuscola o la sua fedeltà incondizionata alla Chiesa, al Magistero al Papa...
tanto che, con superficiale pressapochismo non mancava chi lo definisse “un
inguaribile conservatore”. Certo è che da lui emanava qualcosa, una specie di
fluido, un magnetismo. Credo che fosse la Verità ad attirare di più in lui, quella
Verità che è Cristo, a cui lui si era, da sempre e interamente consegnato.
S.E. Mons. Ovidio Lari.
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BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
I nostri Bollettini parrocchiali hanno parlato spesso di lui,
delle sue catechesi sempre chiarissime, bene articolate e nutrite di salda
dottrina teologica e patristica. La prima traccia è nel Bollettino che riporta
le attività del 1976, poi nel 1977 (più di trent’anni fa, ormai) e nel ’79 ero
io stesso, ancora seminarista a relazionarne dettagliatamente.
Effettivamente ricordo ancora, come se fosse adesso, quella
stupenda lezione sui Sacramenti, che diceva: «Sono come le dita che formano
una mano, alcune più grandi, altre più piccole, alcune più usate, altre meno,
ma tutte ugualmente necessarie per l’articolazione della mano stessa... Così
noi dobbiamo saper usare di tutti i Sacramenti, nella misura in cui Dio ce ne
fa vedere la necessità per la vita spirituale».
La giornata di spiritualità del 1980 è registrata al 30 luglio,
nella quale il Vescovo di Aosta, presentato con una bella fotografia, forse
l’unica in tanti anni, metteva in evidenza la necessità di una vera educazione
e formazione eucaristica per il cristiano, appoggiandosi a bellissimi testi di
Giovanni Paolo II. Fra le altre cose, anche questo ricordo ancora quasi a
memoria, diceva: «l’Eucaristia è il centro dell’universo e della storia... cibo
dei forti, scuola di santità, tesoro inesauribile della Chiesa. L’Eucaristia è
tutto per il cristiano: per il tempo presente e anche per l’eternità. È vero
che in Paradiso non avremo più l’Eucaristia, ma è anche vero che il Paradiso
stesso sarà per noi il più bel frutto dell’Eucaristia.
La nostra gloria e la nostra felicità eterna saranno in
proporzione e in derivazione dalla nostra pietà eucaristica. La stessa nostra
risurrezione, sarà per la gloria e non per la condanna, se alla morte avremo in
noi quel germe di vita che solo l’Eucaristia può inserire nell’uomo...».
I Bollettini parrocchiali riportano ancora varie giornate tenute
da Mons. Lari, particolarmente nel 1981, 1982, 1983 in cui si tennero però in
agosto.
La parte privata di Mons. Lari, cui accennavo, era dovuta alla
profonda stima e amicizia che lo legava al nostro indimenticabile Parroco mons.
Bellando. Forse il tutto nasceva dalla consapevolezza che mons. Bellando era
stato proposto come Vescovo di Aosta propria per quella provvista del 1968, che
poi vide Mons. Lari accedere alla cattedra di Sant’Orso. Ho sempre avuto
l’impressione che lui sapesse bene questo fatto e che avesse un riguardo
specialissimo verso mons. Bellando anche per questo, se pure non ne abbiamo mai
parlato. Una volta chiesi a don Bellando stesso
se Lari lo sapesse e lui mi disse che pensava di sì, ma che non
gliene aveva mai fatto diretto riferimento. Comunque l’amicizia e la
frequentazione fu molto intensa. Fu Mons. Lari, per diversi mandati pluriennali
responsabile della Pastorale del Turismo per il Piemonte e Valle d’Aosta, a
volere, ed a confermarlo con insistenza, nonostante alcune sue resistenze,
dovute agli impegni e in una circostanza anche alla salute, mons. Bellando come
delegato regionale del settore. In tale veste il Parroco di Bardonecchia fu
presente in molti convegni ed iniziative in Regione e a livello nazionale, divenendo
così ancor più conosciuto. Due anni fa, ancora, un anziano religioso di Sezze
Romano, durante un pranzo in una trattoria di Trastevere, mi parlava di una
conferenza di mons. Bellando fatta ad un Convegno sul turismo ad Oropa, nei
primi anni ’70.
Non
passava mai un anno senza che il Parroco di Bardonecchia fosse, almeno per un
pranzo od una cena, nel Vescovado di
Aosta, con alcuni amici. Io ricordo sempre il grande senso di ospitalità di
Mons. Lari, la dignità della sua Cappella in cui si respirava spiritualità e
preghiera, ed anche qualche buona specialità valdostana, che faceva
puntualmente preparare dalle Suore Giuseppine che l’assistevano (oltre la fonduta,
ad esempio la valpelline). Fummo con lui in Seminario, in Duomo, dai Canonici di
San Bernardo ed in altri luoghi significativi della città e della Diocesi. Nei confronti
di due vocazioni sacerdotali, poi andate a buon fine, seguite da don Bellando, Mons.
Lari fu particolarmente accogliente e mostrò le sue premure di vero padre
spirituale.
L’ANGOLO
DELLA CULTURA - 107
Ora, per concludere e completare meglio queste note, non guasta
qualche nota biografica. Nato il 14 gennaio 1919, a Fabbrica di Peccioli, in
Diocesi di Volterra, era stato assistente diocesano dell’Azione Cattolica,
direttore del settimanale diocesano, accanto al suo Vescovo aveva partecipato
come esperto al Concilio Vaticano II. Fu direttore spirituale del Seminario e professore di Teologia. Vescovo di
Aosta dall’8 dicembre 1968, rimase alla guida della Chiesa della Vallée fino al
1995, accogliendo più volte Giovanni Paolo II per i suoi periodi di vacanza a
Les Combes. Il suo fu un lungo episcopato, che continuò ad esercitare anche
quando si era ritirato in Toscana, nel paese natale, fino al raggiungimento
degli 88 anni di età, continuando la sua attività di teologo e predicatore. È
stato ricordato, in occasione dei funerali e della sepoltura avvenuta, per sua
volontà, nella Cattedrale di Aosta, come «un maestro dotato di una cultura
vastissima, ma al tempo stesso semplice e umile, fedele a Cristo e alla Chiesa,
buono e umile, ma con un senso alto della dignità e della responsabilità del
suo ministero ». La salma del Vescovo Lari è stata temporaneamente deposta nel
cimitero di Aosta, in attesa di essere tumulata nella cattedrale cittadina.
A conferma di quel fascino di santità che veniva da lui, riporto
quanto raccontato da Wilma Chasseur, in un articolo apparso sul Corriere della
Valle, a commento della morte di Lari, avvenuta il 2 febbraio 2007, nella festa
della presentazione del Signore, alle ore 11,30, presso la parrocchia di
Fabbrica di Peccioli, suo paese natale.
È un fatto profetico, come si legge nella vita dei santi.
Accompagnato da una lucidità sorprendente, continuava a fare scuola di teologia
e a predicare. Da vari anni partecipava ad una trasmissione quindicinale a
Radio Mater. Trattò dei Sacramenti, e quindi dei doni dello Spirito Santo;
ultimamente stava parlando della Chiesa (erano i suoi cavalli di battaglia di
cui parlò anche a Bardonecchia). Martedì 30 gennaio 2007 fece la sua ultima
catechesi trattando un tema che esulava dall’argomento solito. Nella prima
parte trattò infatti del Paradiso e nell’ultima parte trattò della
presentazione di Gesù al tempio, dicendo testualmente: «Ora Simone chiede di
poter morire perché i suoi occhi hanno visto la luce del mondo». E Mons.
Lari morì proprio il giorno della Presentazione di Gesù al tempio, solo tre
giorni dopo questa sua ultima catechesi. Sembrava quasi che parlasse della sua
dipartita, senza che nessuno, e neppure
lui, ne sospettasse l’imminenza. Credo che questa possa essere la
firma di Dio sulla vita di questo grande Pastore.
Non
dimenticherò mai una cosa, soprattutto, perché più unica che rara: che tra l’altro
confidava, con semplicità, di non avere mai indossato altro abito all’infuori della
talare, nera, rossa o filettata che fosse, poco importava, l’importante era
mostrarsi “in sacris”, o meglio appartenente a Cristo, anche con l’abito, come
una bandiera.
Don
Claudio Jovine