01/09/19

I nostri pellegrinaggi (2018)


Santuario della Madonna della Misericordia di Savona

La Basilica minore della Madonna della Misericordia (foto G. Barra).
La Cripta, luogo dell’Apparizione ad Antonio Botta (foto G. Barra).

Il gruppo di fronte alla Campana voluta in memoria dei Caduti in guerra (foto G. Barra).


Come tutti gli anni, il 22 maggio 2018, i fedelissimi di Sant'Ippolito partecipano numerosi al pellegrinaggio parrocchiale che quest'anno ha come meta la Basilica Mariana dedicata a nostra Signora della Misericordia di Savona.
Puntuale ad attenderci, sulla piazza del mercato, un elegante pullman gran turismo dotato di tutti i confort della ditta Bellando, alla guida il bravissimo Fabio. Durante il viaggio Don Franco illustra tutti gli eventi estivi promossi dalla parrocchia: il pellegrinaggio al Santuario di Notre Dame de la Salette di Luglio, quello lungo di Agosto della durata di 3 giorni a Lourdes ed infine quelli brevi di Luglio alle 8 Cappelle di montagna; il tutto si concluderà a settembre con il saluto dei bardonecchiesi a Notre Dame du Chârmaix. Il viaggio, tutto in autostrada, scorre veloce prima, fra le gallerie ed i viadotti della Valle di Susa, poi attraverso la fertile pianura cuneese dove dai finestrini si possono ammirare le colline di Langa albesi ed i calanchi della Valle dei Tanaro, infine, nell'ultimo tratto, l'ardito percorso che attraversa l'Appenino Ligure. Usciti allo svincolo di Altare si prosegue per la statale N. 20 dove, alla prima periferia dì Savona sì incontra la stretta strada che percorre l'angusta Valle del fiume Letímbro con le 9 cappellette che accompagnano il pellegrino al Santuario.

Si giunge così davanti alla Basilica, il nostro sguardo, appena scesi dal torpedone, viene subito attirato dal particolare del timpano del portale centrale della maestosa facciata della Chiesa con la statua della Madonna e del Bambino Gesù con a lato gli angeli musicanti ed agli estremi dell'ampia facciata 2 nicchie con le statue di San Giovanni Evangelista e San Giovanni Battista. Al centro della piazza la fontana in stile barocco. La piazza è definita lateralmente dagli ospizi edificati con il Santuario per l'accoglienza dei numerosi pellegrini.
All'ingresso in chiesa rimaniamo estasiati per la maestosità dell'edificio in stile Gotico - Rinascimentale costruito nello stesso anno dell'apparizione: 1536 ed ultimato nel 1540. L'interno è a 3 navate con cripta e presbiterio molto sopraelevato assai simile all'antica Cattedrale savonese distrutta in quegli anni dalla Repubblica di Genova. Alla cripta si accede mediante un bellissimo frontale marmoreo. L'interno è decorato da marmi policromi, nella nicchia centrale è posizionata la statua della Vergine; è il luogo più frequentato del Santuario infatti qui apparve la Madonna il 18 marzo 1536 ad Antonio Botta. In questo luogo Papa Pio VII, al termine della sua prigionia a Savona durata dal 1809 al 1813, venne ad incoronare la statua della Vergine con la stessa preziosa corona offerta dal Capitolo Vaticano nel 1770 e miracolosamente salvata dal saccheggio ordinato da Napoleone da Veronica Isnardi e qui Papa Benedetto XVI depose la rosa d'oro.
La solenne eucarestia è stata celebrata da Don Franco all'altare maggiore, al termine del rito, il rettore della Basilica, ci racconta con parole toccanti le apparizioni della Vergine, ad A. Botta. Il 18 marzo 1536, un povero contadino di nome Antonio Botta andava a legare i tralci della sua vigna quando improvvisamente gli venne in mente che la vigna del suo parente, a cui aveva promesso di aiutarlo, non era ancora stata potata; decise così di mantenere la promessa, strada facendo recitava il Santo Rosario fino a che giunse ad un torrente dall'acqua limpida e chiacchierina, si inginocchiò per rinfrescarsi la faccia. Fu in quella posizione che avvenne il prodigio, vide scendere dal cielo un grande splendore e sentì subito una voce provenire da quella luce che gli disse di non dubitare perché "io sono Maria Vergine" Alzatosi e guardando quella luce ad Antonio parve di vedere, seppure in modo offuscato, la forma di una Donna che lo invitava ad andare dal suo confessore per dirgli di comunicare al popolo di digiunare per 3 sabati e fare la processione 3 giorni in onore di Dio e della sua Madre. Ingiunse inoltre di confessarsi e di comunicarsi e di tornare in quel luogo il quarto sabato.
L'8 aprile, vigilia della domenica delle Palme, Antonio Botta tornò sul luogo delle apparizioni, si inginocchiò ed il prodigio si rinnovò: il cielo si aprì in una luce immensa ed abbagliante che a poco a poco prese forma di una Donna, tutta vestita di bianco, coronata di oro fulgente, con le mani tese in giù ed allargate in un gesto impetrante misericordia. Invitò il Botta a tornare a Savona e raccomandare al popolo di digiunare per 3 sabati ed ai Religiosi ed alle Case dei Disciplinati di fare processioni per 3 giorni ed usare la disciplina soprattutto nel giorno di Venerdì Santo. Al termine dell'apparizione la Vergine alzò 3 volte le marli e gli occhi verso il Cielo dando 3 volte la benedizione sopra il fiumicello, sempre dicendo, rivolgendosi al suo GESÚ "MISERICORDIA, FIGLIO, VOGLIO E NON GIUSTIZIA". Su quel luogo rimase a lungo un grande profumo. Ciò va inquadrato nel momento storico, infatti i savonesi erano stati sottomessi da Genova e c'era la forte voglia della vendetta.
Seguirono molti miracoli, eclatante quelli di Giovanni Guglielmo Burgosio di Carrù di 21 mesi e di Maddalena Tasca di 7 anni cechi dalla nascita che riacquistarono la vista con indescrivibile commozione generale. A questo Santuario vennero numerose personalità sia religiose come papa Paolo III nel 1538, Giuseppe Roncalli quando era Nunzio Apostolico in Francia nel 1950 sia civili come re Vittorio Emanuele I nel 1815, numerosi Presidenti della Repubblica Luigi Einaudi, Antonio Segni e il savonese Sandro Pertini. Con Breve, in data 7 marzo 1904, papa Pio X erigeva il Santuario al titolo di BASILICA MINORE.
Risaliti sul pullman con la mente ancora tutta coinvolta dal mistero dell'apparizione ci trasferiamo al ristorante per il pranzo. Vino e Farinata è un antico locale della vecchia Savona che serve i piatti della tradizione ligure: farinata bianca di farina di grano tipico piatto savonese e farinata gialla di farina di ceci, acciughe fritte farcite, trenette al pesto, coniglio alla ligure con olive taggiasche il tutto annaffiato da abbondanti caraffe di vino, dessert vari e caffè. I pellegrini hanno dimostrato gradimento per l'ottimo cibo servito in abbondanza.
AI termine del desinare ci raggiunger Fulvia per il giro turistico di Savona. In una breve sintesi storica della città ci relaziona come Savona abbia origini antichissime che risalgono all'età media del bronzo; l'etimo "seu", di origine indoeuropea, significa bagnato, umido e ciò è da mettere in relazione al fatto che sorge alla confluenza dei fiumi Letimbro e Quiliano, secondo altri, invece, da sapone "saon" in dialetto ligure e "savon" in francese; la tradizione vuole che fu la moglie di un pescatore a produrlo facendo bollire olio di oliva e liscivia di soda. Nell'antichità Savona ebbe il predominio su Genova infatti nel corso della Il guerra punica (205 a. C.) si alleò con il generale Magone, fratello di Annibale contro Genova alleata con Roma, l'esito della battaglia fu infausto per Genova che venne occupata, saccheggiata e distrutta, da qui l'attuale significato del termine "magonare" per indicare uno stato di sofferenza pari a quello dei genovesi. Dopo alterne vicende Roma sottomise Savona nel 180 a. C. e dal li secolo a. C. Savona soppiantò il ruolo di Genova come porto principale della Liguria tanto che nel primo 300 si stima che il porto di Savona fosse fra i primi 5 del Mediterraneo per capacità ricettiva di grandi navi mercantili.
La maggior fioritura economica avvenne nel periodo in cui vennero eletti i Papi della famiglia Della Rovere: Sisto IV (1471 - 1484) e Giulio II (1503 - 1513) che sostennero la città con donazioni consistenti tanto che oggi Savona è ricordata come la città dei Papi. Sisto IV fu il promotore della II Cappella Sistina con sede in Savonà quale mausoleo dei genitori del Papa; Giulio II fu il mecenate di Michelangelo e Raffaello. L'inizio della decadenza di Savona avvenne in seguito alle lotte con Genova che si conclusero tragicamente per Savona nel 1528 con la definitiva conquista di Andrea Doria; ciò comportò la distruzione dell'antichissima acropoli con l'annessa cattedrale di Santa Maria di Castello, il disastro economico si ebbe però con l'interramento definitivo del porto. L'attuale struttura della città si ebbe con Napoleone nel 1798.
Fulvia, con passo svelto ci porta a visitare la Cappella Sistina, il Duomo dedicato all'Assunta con opere di grande valore artistico quale il crocifisso marmoreo che sul retro presenta un'immagine della Vergine. La Torre Leon Pancaldo detta della "Torretta" o con l'antico nome di Torre della Quadrata sita nell'omonima piazza costruita nel XIV secolo all'incrocio strategico del porto. La fortezza del Priamar: pri - a - mar cioè pietra sul mare o secondo altri "pria mà" pietra mala. È una fortezza collocata sull'omonimo colle, tra i giardini dei Prolungamento e la Darsena Vecchia, fu edificata dalla Repubblica di Genova a partire dal 1542 a seguito della presa definitiva della Città nel 1528. Ingloba, fra gli altri, la loggia del Castello o di Santa Maria o Castello Nuovo dei 1417 e conserva i pochi resti dell'antica Cattedrale cittadina. Nel 1830 - 1831 vi fu imprigionato Giuseppe Mazzini. Fulvia ci fa ammirare il monumento a Garibaldi nei giardini del Prolungamento, la statua è posizionata in modo che lo sguardo di Garibaldi è rivolto verso la sua città natale: Nizza. Nel percorrere le vie di Savona si possono ammirare bellissimi palazzi in stile Liberty cioè con fregi floreali, il giro turistico termina, poco prima delle 18, di fronte al Monumento dei caduti; esso consta di un basamento in marmo sormontato da figure in bronzo (bronzo fuso asportato da alcuni cannoni nemici). Fu inaugurato il 18 settembre 1927 con solenne cerimonia a cui partecipò Sua Maestà il Re d'Italia Vittorio Emanuele III e da allora ogni giorno alle ore 18,00 in piazza Goffredo Mameli si commemorano i caduti di tutte le guerre con 21 rintocchi di campana: uno per ogni lettera dell'alfabeto italiano. Durante i rintocchi il traffico si ferma in segno di rispetto. Tutti noi pellegrini rimaniamo senza fiato e siamo percorsi da un brivido di commozione.
Velocemente risaliamo sul pullman che ci riconduce a casa -perché Fabio deve rientrare per non sforare il periodo di guida. Non ci resta che ringraziare Don Franco per l'ottima organizzazione, per averci fatto conoscere una Città poco conosciuta e meditare con Maria Vergine: Preghiera, Penitenza, Conversione, Misericordia.

Santuario di N.D. de La Salette
La S.Messa a La Salette celebrata nella Cappella del “Buon Incontro”
La Via Crucis guidata dal Parroco - Il Rosario sul luogo dell’Apparizione (foto L. Tancini).

Lunedì 23 luglio 2018
La meta del pellegrinaggio estivo di luglio a Notre Dame de La Salette è uno dei più cari ai fedeli di Bardonecchia infatti lunedì 23 luglio una piccola folla si assiepava sulla piazza del mercato attorno al pullman G.T. della ditta Bellando.
La rotabile che collega Bardonecchia alla Salette è assai tortuosa ed è tutta un saliscendi continuo, infatti si scende ad Oulx, si prosegue fino a Cesana per poi salire a Claviere ed al Col du Montgenevre - 1854 m slm, si scende quindi a Briançon e si segue la valle della Durance superando Ambrun ed attraversando il centro turistico di Savines - Le - Lac; si giunge così a Gap dove ci si inerpica fino a 1246 m slm. per superare il Col Bayard; si prosegue quindi nell'angusta, ma pittoresca valle del fiume Drac fino a Corps da dove inizia l'ascensione al luogo dell'apparizione fino a quota 1800 m slm. Il percorso di 15 chilometri è ardito e si snoda fra curve, controcurve e tornanti vertiginosi. Corps è importante perché è proprio qui che sono nati i 2 veggenti Massimino e Melania; qui si possono visitare tutt'ora le loro case natali e, nella chiesa parrocchiale è sepolto Massimino, il cui cuore però, per sua espressa volontà, è murato in una parete della basilica della Salette. Viceversa Melania è stata sepolta in Italia ad Altamura, nella chiesa dell'immacolata.

Il Santuario sorge sul luogo dell'apparizione dove il vento e il sole fanno sentire la loro forza, selvaggia, ma anche tutta la loro naturale bellezza; il fatto prodigioso avvenne nel pomeriggio del 19 settembre 1846.
La giornata, per noi, è di alta spiritualità, inizia infatti con la celebrazione Eucaristica celebrata nella luminosa cappella del Buon incontro dove Don Franco commenta il messaggio della "Bella Signora" addolorata a Melania e Massimino che può essere riassunto in 2 parole: riparazione e preghiera. Segue una semplice, ma gustosa ristorazione in gioiosa fraternità fra tutti i numerosi pellegrini. Approfittando poi della splendida giornata recitiamo, all'aperto, la pia pratica della Via Crucis e, dopo un po' di tempo libero, utile per la visita del Santuario che ha l'aspetto solido ed austero delle montagne circostanti con i 2 campanili che affiancano la facciata e ricordano, in piccolo, Notre Dame, la cattedrale di Parigi ci raduniamo sul luogo dell'apparizione, dove sgorga l'acqua sorgiva, per la recita dei Santo Rosario. II nostro sguardo si posa estasiato sull'accogliente radura detta "Les Baisses" dove sorge il Santuario e sulle circostanti montagne che tutt'intorno si elevano maestose; il silenzio è solenne ed è rotto soltanto dal sussurrio del vento e la solitudine del luogo che regna sovrana è avvolta dal mistero. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è grandioso e sorge spontaneo pensare che la Madonna non sceglie. a caso i luoghi dove manifestarsi per incontrare gli uomini. Prima di salire sul torpedone che ci ricondurrà a casa, ancora qualche minuto per acquistare qualche ricordo. Molte sono le domande dei pellegrini sui 2 veggenti, cercherò di rispondere brevemente.
Melania e Massimino si erano conosciuti solo qualche giorno prima dell'apparizione. Entrambi pascolavano 4 vacche: la fanciulla era pastorella di professione mentre il ragazzo era "imprestato" dal padre ad un vicino per non più di una settimana.
Melania aveva 15 anni, non sapeva né leggere né scrivere e non conosceva quasi nulla di catechismo. Di carattere timido, taciturno era però modesta nel contegno e limpida nello sguardo.
Massimino aveva 11 anni, anch'egli era privo di ogni istruzione umana e religiosa e per di più aveva un carattere incostante e leggero. Però era sincero, generoso, puro e compassionevole.
Melania, dopo l'apparizione cercò di entrare in diversi conventi, ma senza mai riuscire ad inserirsi in modo stabile in una comunità religiosa. Vagò un po' ovunque finché non approdò in Italia, dove concluse la sua travagliata vita terrena. Sant'Annibale di Francia, che ebbe modo di conoscerla approfonditamente non esita a presentarla come una donna di eccezionale santità, ecco ciò che scrive di lei.
"Calma, serena, tranquilla, consumata nel patire e nella virtù, di fuori appariva come se nulla patisse; garbatissima e delicata nel tratto, nelle maniere e nel parlare; e come se in lei gli estremi si armonizzassero; era raccolta, socievole, umile e contegnosa, amabile, e appariva più che adulta e matura colei che pur era una bambina. Era davvero semplice come la colomba e astuta come il serpente.... Era vissuta povera, solitaria, penitente, desiderosa che tutti la dimenticassero, raccolta solo in Dio... Addio anima bella, addio creatura di amore, tutta formata di amore del Purissimo, dei Santissimo Amore di Gesù sommo bene! Addio vergine vigilante e prudente! Quando nel colmo della notte lo Sposo ti chiamò, tu gli comparisti dinanzi con la mistica lampada ben fornita di olio e di splendore."

Massimino a sua volta ha cercato di seguire la via del sacerdozio, entrando in diversi seminari; senza tuttavia mai raggiungere la meta a causa della sua irrequietezza e della sua incorreggibile sbadataggine. Tuttavia lasciò dietro di sé una scia di fede semplice, ma forte e di pietà profonda. Nella sua vita vagabonda ci sono anche alcuni mesi trascorsi a Roma come soldato del Papa essendosi arruolato negli zuavi pontifici. Ovunque si è recato, ha condotto vita irreprensibile ed al di sopra di ogni sospetto. La sua morte prematura a soli 40 anni è stata esemplare per la rassegnazione e l'abbandono alla volontà di Dio. Ricevette gli ultimi sacramenti, rispose alle preghiere e, prima di spirare, chiese un po' di acqua della Salette.
Concludo con la bellissima descrizione che Melania fa della Madonna.
" La Vergine SS. Era "molto, alta e ben proporzionata; sembrava essere tanto leggera che sarebbe bastato un soffio a farla muovere, però era immobile e molto stabile. La sua fisionomia era maestosa e imponente, incuteva rispetto misto ad amore ed attirava a Lei. Il suo sguardo era dolce e penetrante; i suoi occhi sembrava che parlassero con i miei.
L'abito della Vergine SS. era bianco e argentato, molto splendente; non aveva nulla di materiale, era fatto di luce e di gloria; scintillante, sulla terra non vi erano espressioni né paragoni da poter fare.
La corona di rose - che portava sulla testa era così bella, così brillante, da non potersene fare una idea -, e rose di diversi colori non erano di questa terra; era un insieme di fiori che circondavano il capo della Vergine SS. proprio in forma di corona, ma le rose si cambiavano e si ricambiavano; poi dal centro di ogni rosa usciva una luce così bella che rapiva e faceva sì che la loro bellezza risplendesse. Dalla corona di rose uscivano come dei rami d'oro e tanti altri piccoli fiori misti a brillanti. Il tutto formava un diadema che da solo brillava più del nostro sole terreno.
La Vergine portava una preziosissima Croce sospesa al collo. Questa Croce sembrava d'oro. Su questa bella Croce piena di luce vi era il Cristo Nostro Signore con le braccia tese sulla Croce. Quasi alle due estremità della Croce vi erano: da una parte un martello e dall'altra una tenaglia. Il Cristo era color carne naturale, ma riluceva con grande splendore e la luce che usciva da tutto il suo corpo appariva come dardi lucentissimi che mi infiammavano il cuore per il desiderio di perdermi in Lui. A volte il Cristo sembrava morto, aveva la testa reclinata ed il corpo rilassato quasi cadesse se non fosse stato trattenuto dai chiodi che lo fissavano alla Croce.
Altre volte il Cristo sembrava vivo, aveva la testa diritta, gli occhi aperti e sembrava sulla croce di sua volontà. A volte, anche, pareva parlasse: sembrava mostrasse che era in Croce per noi, per amor nostro per attirarci al suo amore che è per noi da sempre fin dall'anno 33 e lo sarà per sempre.
Mentre mi parlava la Vergine SS. piangeva ininterrottamente. Le sue lacrime cadevano l'una dopo l'altra, lentamente, fin sopra le sue ginocchia poi, come scintille di luce, sparivano. Erano splendide, piene di amore. Le lacrime della nostra tenera Madre, lungi dal diminuire la sua maestà di Regina e Sovrana, sembravano invece renderla più bella, più potente, più piena di amore, più materna, più attraente; avrei mangiato le sue lacrime che facevano sobbalzare il mio cuore di compassione e di amore.
La Vergine SS. aveva un grembiule giallo. Ma che dico, giallo? Aveva un grembiule più luminoso di più soli messi insieme. Non era una stoffa materiale, ma un composto di gloria, questa gloria era splendente di una bellezza che rapiva.
La Vergine SS. aveva 2 catene, una un po' più larga dell'altra. A quella più stretta era sospesa la Croce. Queste catene erano come raggi di gloria, di un gran chiarore che variava e scintillava.
Le scarpe, poiché così bisogna chiamarle, erano bianche, ma di un bianco argenteo, brillante, ed intorno. vi erano delle rose. Queste rose erano di una bellezza ammaliante, e dal centro di ognuna usciva come una fiamma di luce bellissima e gradevolissima. Sulle scarpe vi era un fermaglio d'oro, ma non oro di questo mondo, bensì di paradiso.
La Madonna era circondata da due luci: la prima a Lei più vicina arrivava fino a noi e brillava con vivissimo splendore. La seconda luce, meno luminosa della prima, si spandeva un po' più attorno alla Bella Signora e noi ci trovavamo immersi in essa, però tutte queste luci assai più luminose del nostro sole terrestre non facevano male agli occhi e non affaticavano la vista. Oltre queste luci e tutto quello splendore, vi erano altri fasci di luce e di raggi di sole, come se nascessero dal corpo della Vergine, dai suoi abiti.
La voce della Bella Signora era dolce, incantava, rapiva e faceva bene al cuore; saziava, appianava ogni ostacolo, calmava, addolciva.
Gli occhi della Vergine SS., nostra tenera Madre, non possono essere descritti da lingua umana. Per parlarne occorrerebbe un Serafino, più ancora, occorrerebbe la lingua stessa di Dio, di quel Dio che formò la Vergine Immacolata, capolavoro della sua Onnipotenza.
Gli occhi dell'augusta Maria sembravano mille e mille volte più belli dei brillanti, dei diamanti, delle pietre preziose più ricercate; brillavano come due soli; erano dolci, come Ia stessa dolcezza, limpidi come uno specchio. In quei suoi occhi si vedeva il paradiso. Gli occhi della bella Immacolata erano come la porta-di Dio da dove si vedeva tutto quanto poteva inebriare l'anima."
 Castellammare, 21 novembre 1878

MARIA DELLA CROCE VITTIMA DI GESÚ
nata Melania CALVAT, pastorella di La Salette.

Con questa stupenda descrizione della Madonna apparsa alla Salette e con il canto a Lei dedicato "Vierge de LA SALETTE" intonato da Don Franco ci avviamo verso casa con il cuore pieno di giubilo e tanta tanta serenità. Non resta che ringraziare sinceramente Don Franco che ci ha fatto gustare una giornata di paradiso nel Tempio immenso delle montagne creato da Dio Onnipotente.
Franca Francou

Santuario di N.D. de Lourdes
La Grotta di Massabielle dove la Madonna è apparsa per 18 volte 
a Bernadette (foto L. Tancini).

Testo integrale
Lunedì 20 agosto 2018

Il gruppo di pellegrini in partenza per Lourdes, tutti puntuali alle sei meno un quarto, prendeva posto su di un comodo e lussuoso pullman, adatto a lunghi viaggi, che li attendeva sulla piazza del mercato. Superato il Monginevro si è scesi a Briançoin, la città più alta d'Europa e si è attraversato il territorio del Briançonnais, dei Queyras percorrendo la valle della Durance fino a Gap, per poi dirigersi verso Sisteron attraversando così il Gapençais; siamo nel cuore della Provenza e dopo avere percorso 370 Km giungiamo a Estézargues, nei pressi di Nimes, dove al ristorante "La Fenouillaire" gustiamo un buon pasto accompagnato da vini di ottimo livello. Dopo le 14 riprendiamo il viaggio per percorrere i restanti 470 Km che ci separano da Lourdes; strada facendo notiamo l'indicazione per Montpellier, centro di ricerca viticolo di fama mondiale. Dopo Narbonne svoltiamo a destra verso l'interno in direzione di Tolosa, antica capitale della Linguadoca, situata sulle rive della Garonna nella fertile piana fra i Pirenei ed il Massiccio Centrale. Proseguendo verso la nostra desiderata meta vediamo le indicazioni per Carcassonne, città patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO famosa per le sue mura medioevali. Giunti a Tarbes si esce dall'autostrada per imboccare l'ampia arteria che porta a Lourdes. Giungiamo al "Lis de Marie" all'ora di cena per cui, sistemati i bagagli nelle camere e dopo un frugale pasto subito di corsa alla Grotta di Massabielle per il saluto alla Madre Celeste; e successivamente, dall'alto della scalinata, la vista toccante del lento snodarsi della Processione aux flambeaux.
Martedì 21 agosto 2018
Tutta la giornata è dedicata a Lourdes. Inizia alle 8,30 con la concelebrazione di Don Franco della Santa Messa alla Grotta, (punto centrale di attrazione spirituale) Alle 10, con la Guida messa a disposizione dal Centro Informazioni, andiamo alla scoperta dei Santuari. Il Santuario è formato da tre Basiliche sovrapposte per costituire appunto un unico grande complesso posto sopra alla Grotta.
La prima visita è riservata alla Chiesa inferiore o Basilica del Santo Rosario, rimaniamo tutti estasiati per l'artistica facciata in mosaico d'oro, opera del famoso artista P. Rupnik, che raffigura i 5 Misteri della Luce. Entrando osserviamo che la costruzione si caratterizza per tre navate, attorno alle quali si aprono 15 Cappelle ornate da mosaici che rappresentano i 15 Misteri del Rosario. Ora saliamo ed incontriamo la Cripta, che fu la chiesa voluta dalla Vergine e fu costruita direttamente sulla roccia di Massabielle fra il 1863 ed il 1866 ed alla cui edificazione partecipò anche François Soubirou, invece Bernadette, ritardando la partenza per Nevers, presenziò alla celebrazione della prima Messa.

Sovrapposta alla Cripta ed alla Basilica del Rosario visitiamo la Basilica dell'immacolata o Chiesa Superiore edificata fra il 1866 ed il 1871, l'edificio è ad unica navata in stile gotico, la luce proviene da 23 vetrate riportanti la storia delle Apparizioni; il campanile è alto 70 metri e sovrasta l'intera costruzione del Santuario.
Visitiamo poi realizzazioni più moderne, come l'immensa Basilica sotterranea di S. Pio X inaugurata dall'allora Legato Pontificio in Francia Mons. Angelo Roncalli nel 1958; essa fu progetta e realizzata per grandi pellegrinaggi, la costruzione è tutta in cemento armato a forma di una nave capovolta con la carena rivolta verso l'alto, è in grado di accogliere quasi 30.000 fedeli. La chiesa di S. Bernadette (1988) ed infine la cappella dell'Adorazione (1995) dove ci si può raccogliere per la preghiera individuale in alternativa alla Grotta, il luogo è assai suggestivo infatti al centro dell'edificio si erge una colonna di fuoco, luce che guida il popolo di Dio verso la terra promessa. Le lancette corrono veloci e non c'è più tempo per la Via Crucis prevista per le 11,30 quindi ci dirigiamo puntuali all'Hotel "Lys de Marie" per il desinare alle 12,30.

Alle 14,15, ai piedi della statua della Madonna Incoronata ci avviamo sui passi di Bernadette sulle strade di Lourdes e così veniamo a conoscenza dell'origine di questo nome. In passato il ruolo importante di questa cittadina era dovuto alla sua fortezza che, dall'alto del monte, domina tutto l'abitato. Essa fu cinta da assedio da Carlo Magno quando era occupata dai Mori. Il vescovo di Le Puy, Mons.Turpin, convertì al cattolicesimo Mirat, il capo musulmano, in cambio della vita. Con il battesimo Mirat prese il nome di Lorus che, trasmesso alla città, diventò Lourdes, in conclusione la cittadina della Madonna è il nome di un musulmano convertito al cristianesimo.

La prima tappa è rappresentata dal mulino di Boly dove la famiglia Soubirous abitava quando la fanciulla predestinata nacque il 7 gennaio 1844. Qui vivrà per 10 anni, gustando le gioie dell'infanzia in una famiglia unita e serena, ad eccezione dei primi 2 anni, quando la piccola, che aveva meno di un anno, fu affidata ad una conoscente nel vicino paese di Bartrès, dove Bernadette ritornerà, per alcuni mesi, poco tempo prima dell'inizio delle apparizioni, come custode del gregge di pecore. A piano terra leggiamo la storia del mulino, "il mulino della felicità" come era solito chiamarlo la veggente. Dal mulino di Boly procediamo verso il Cachot (carcere), è il cammino della rovina economica fino alla miseria percorso dalla famiglia Soubirous, sfrattata e rimasta senza lavoro e senza casa. Entriamo in questo locale, una volta adibito a prigione, ancora sorprendentemente intatto e viene spontaneo chiedersi come in questi 16 m2, le dimensioni di una stanza di un moderno appartamento, possano vivere sei persone: il padre, la madre e quattro figli, dei quali Bernadette, la maggiore, di quattordici anni. Lo sguardo viene, subito attirato dal camino, l'11 febbraio, il fuoco languiva per mancanza di legna; è proprio da questa carenza che inizia la grande avventura. La veggente vive in queste quattro mura, umide e screpolate per tutto il tempo delle 18 apparizioni: 11 febbraio - 16 luglio 1858. Qui accoglierà i pellegrini che venivano a bussare alla sua porta finché, il 15 luglio 1860, viene accolta presso il centro di ospitalità di Lourdes gestito dalle suore di Nevers. Proseguendo il nostro itinerario giungiamo alla porta della canonica dove Bernadette andò a bussare per comunicare all'abbé Peyramale che la bella Signora le aveva detto di chiamarsi: "Que soy era Immaculada Councepciou".

Alcuni dei pellegrini di fronte ai Santuari (foto L. Tancini).
Tutti noi rimaniamo particolarmente emozionati, pensando che il giorno nel quale la Vergine si autorivelò come Immacolata Concezione era il 25 marzo, giorno in cui la Chiesa celebra l'annuncio dell'arcangelo Gabriele alla Vergine e coincide con l'incarnazione di Gesù nel grembo di Maria. Bernadette non lo sapeva, ma il parroco Peyramale comprese subito che nella scelta della data c'era un grande insegnamento teologico perché Dio ha preservato Maria di Nazareth dal peccato originale che già dal Concilio di Efeso del 431 era stato riconosciuto: "Dalla santa Vergine non è stato prima generato un uomo ordinario, sul quale sarebbe poi sceso il Verbo, ma sin dal seno della madre il Verbo si è unito alla carne, è nato secondo la carne, accettando la nascita nella propria carne" e successivamente solennemente proclamato l'8 dicembre 1830 con il dogma dell'immacolata.

Ritorniamo verso l'Esplanade per prendere parte alla Processione Eucaristica delle 17 che inizia dal piazzale antistante la Basilica di San Pio X e, dopo cena, a quella aux flambeaux delle 21. L'impatto con le processioni è coinvolgente e indimenticabile: le luci, i canti, il fervore della preghiera e soprattutto la presenza dei malati creano un clima di intensa spiritualità, dove Gesù eucarestia e la Madonna sono sentiti nella loro realtà di persone vive e presenti in mezzo a noi pellegrini, affaticati in questa valle di lacrime. Tutti noi facciamo rientro per la notte in Hotel meditando tutto ciò che abbiamo veduto e contemplato durante la giornata.

Mercoledì 22 agosto 2018
La giornata inizia alle 7,30 con la celebrazione della santa Eucarestia presieduta da Don Franco nella Cappella di San Gabriele. Alle nove meno un quarto tutti sul pullman per l'aspetto turistico del viaggio a Saint Bertrand de Comminges che dista da Lourdes 85 Km. La cittadina medioevale è collocata nello scrigno dei Pirenei nell'Alta Garonna, si hanno notizie di questo borgo già nel 72 a.C. quando Pompeo fondò Lugdunum, successivamente, sotto il dominio di Cesare Augusto entrò a far parte della provincia dell'Aquitania, fra la fine del III e l'inizio dei IV secolo la provincia entrò a far parte della Novempopulanie, fra il IV e V secolo la città fu cinta di mura. Alla fine del XI secolo per opera del vescovo Bertrand de L'Isle fu costruita la basilica di San Giusto, all'inizio del XIV secolo, ad opera del vescovo Bertrand de Got divenuto poi il primo papa di Avignone con il nome di Clemente V, si iniziò la costruzione della Cattedrale in stile gotico, infine nella prima metà dei secolo XVI per volontà dell'allora vescovo Jean Mauléon furono costruiti gli stalli e gli organi.


All’uscita della Messa nella Cappella di San Gabriele (foto L.Tancini)
Avvicinandoci alla città siamo subito colpiti dalle alte ed imponenti mura che cingono la città alta. La guida, pur parlando francese, si è sempre espressa in modo chiaro e comprensibile e ci ha fatto fare una visita guidata molto interessante.
Si è iniziato dalla Cattedrale dedicata a Santa Maria, lo stile è un connubio fra il gotico di Tolosa e l'arte italiana, interessante è l'ingresso, infatti la porta è stata progettata come un arco di trionfo che introduce i credenti in cielo, all'interno si può ammirare l'albero di Jessé che ripercorre la genealogia di Gesù Cristo, sulla parete ci viene raccontata la vita della Vergine dall'Annunciazione all'incoronazione. I pannelli dell'orologio evocano le fatiche di Ercole. Di grande valore è l'organo considerato la terza meraviglia della Guascogna. Durante la visita osserviamo l'edilizia assai particolare e molto caratteristica, la guida evidenzia che nel Medio Evo la cittadella comportava tre spazi ben distinti: la zona della cattedrale, la città alta ed il sobborgo. A mezzo dì ci troviamo di fronte a Chez Simone che ci serve un ottimo pranzo con menu a base di piatti tipici molto gradito da tutti noi.

Alle 14, un po' melanconici ci ritroviamo tutti sul pullman che ci riporterà a casa dopo avere percorso 768 Km. Un sincero grazie alla bravura degli autisti ed in modo particolare a Don Franco che ci ha fatto gustare la meravigliosa esperienza spirituale di Lourdes.
Franca Francou


Santuario di N.D. du Charmaix
La guida Vera Favro illustra la storia della Precettoria di 
S. Antonio di Ranverso (foto L. Tancini).

Quest'anno il consueto saluto a Nostra Signora di Chârmaix è anticipato di un giorno perché l'otto cade di sabato, giornata incompatibile con le funzioni della parrocchia. Maurizio, il bravissimo autista della ditta Bellando è ad attenderci puntuale in piazza del mercato con un comodo pullman gran turismo, dopo le solite fermate per prelevare i pellegrini si prosegue spediti fino alla Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso dove giungiamo con abbondante anticipo. Verso le 9 giunge Vera Favro che sintetizza l'origine di questi edifici religiosi fondati dall'ordine ospedaliero di S. Antonio di Vienne. Innanzi tutto ci troviamo ad una ventina di chilometri da Torino, nel comune di Buttigliera Alta all'imbocco della Valle di Susa. II sito è strategico per i pellegrini che si dirigevano in Francia sia attraverso il valico del Moncenisio sia per quello del Monginevro. La nascita del complesso monastico risale agli ultimi anni del XII secolo su volere del conte Umberto III di Savoia, il toponimo "ranverso" rius inversus è riferito ad un canale situato a Nord delle colline moreniche. II documento della donazione dei terreni da parte di Umberto III di Savoia ai Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne, noti come "ANTONIANI", risale al 1188. Lo scopo era quello di creare una struttura dotata di una foresteria per i pellegrini ed anche un lazzaretto per coloro che erano afflitti dal "fuoco di Sant'Antonio". Gli Antoniani erano degli infermieri empirici che vestivano una cappa nera con un T (tao) sul petto ed un collarino blu essi si prodigarono durante l'epidemia della peste della seconda metà del secolo XIV, le piaghe infette venivano curate con grasso di maiale, di qui la frequente iconografia di rappresentare il Santo sempre accompagnato da un porcellino; però la presenza dei maiali liberi che scorrazzavano anche a Torino in via Garibaldi creò non poche liti e baruffe.
Numerosi furono i rimaneggiamenti degli edifici, l'ultimo dei quali risale al XV secolo, su volere di Jean de Monthenou che fu nominato commendatario nel 1470; all'epoca il complesso comprendeva un ospedale di cui rimane ora solo la facciata, la Precettoria e la chiesa. Il massimo splendore si verificò alla fine del secolo XXVII; nel 1776, dopo la soppressione dell'ordine ospedaliero degli Antoniani, gli ampi possedimenti terrieri, per volontà del papa Pio Vi furono assegnati all'ordine Mauriziano attuale detentore dell'Abbazia. All'inizio del `900 il complesso è stato dichiarato Monumento Nazionale.
Tra gli attuali fabbricati spicca la chiesa e l'ospedale di cui è rimasta soltanto la quattrocentesca facciata caratterizzata dalla ghimberga cioè la mattonella in cotto raffigurante le ghiande, cibo per i maiali. La chiesa evidenzia lo stile gotico di influenza francese in cui spiccano le tre ghimberghe dei portali decorate con formelle in terracotta e pinnacoli. Sul lato sinistro della chiesa si erge il campanile caratterizzato da tre piani di bifore ed è sormontato da quattro pinnacoli che circondano una cuspide ottagonale del XIV secolo. All'interno della chiesa, di struttura irregolare, ci sono numerosi affreschi realizzati da Giacomo Jaquerio che decorò anche la chiesa di San Domenico in Torino; queste opere vengono tutt'ora considerate dei veri capolavori della Scuola tardo - gotica piemontese del XV secolo e raffigurano La vita di San Biagio, La Madonna in trono tra i Santi, la Natività con i Santi, vari momenti di vita di Sant'Antonio abate che provocano in tutti noi molto stupore perché questo Santo era di origine egiziana. Sempre del Jaquerio, degno di nota, è il ciclo di affreschi della sacrestia raffiguranti la vita di Cristo che comprende l'Annunciazione, i santi Pietro e Paolo, l'Orazione nell'orto, gli Evangelisti, infine, sulla volta e sulla lunetta, la celebre salita al Calvario in stile gotico, definito dal Vasari "Gotico maledetto" per l'espressione dei volti della turba che seguiva il Cristo. L'abside conserva un pentittico del Defendente Ferrari del 1531 voluto dalla città di Moncalieri durante l'epidemia della peste.
Con ancora gli occhi pieni di questi capolavori ringraziamo la bravissima Vera Favro, e proseguiamo per il Moncenisio dove ci aspetta un succulento pranzo che inizia con le ecrudité per proseguire poi con l'ormai classica trota al burro e concludersi con il dessert di tarte aux myrtilles il tutto accompagnato da un ottimo vino rosso in bottiglia.
La processione giunge al Santuario (foto L. Tancini).
Si prosegue per Santuario della Madonna nera dei Chârmaix dove si entra recitando il Rosario e si cantano, in latino, le litanie Lauretane ed i vespri della Madonna. Segue la Messa solenne presieduta da Don Franco che, nell'omelia, sottolinea come la devozione alla Madonna si diffuse in oriente nel V secolo (ad opera dei monaci mentre da noi solo nel VII secolo. Prosegue poi, con le parole del salmo del breviario: "...nella prosperità l'uomo non capisce come gli animali..." infatti quando l'uomo vive nel troppo benessere perde il vero e reale significato della vita: la fede in Dio ed esprime tutto il suo rammarico per la mancanza di fede dell'uomo di oggi, ben diversa era la situazione dei secolo scorso quando, terminato il traforo del Frejus - 1931 - si organizzavano treni speciali dall'Italia per venire a omaggiare e rendere grazie alla Vergine nera.
Conclusa la celebrazione ci avviamo al piazzale dove ci attende il pullman per il rientro che avviene velocemente con il tunnel del Frejus. Nel buio della galleria regna il silenzio ed il nostro pensiero passa in rassegna tutti i numerosi eventi estivi promossi dalla parrocchia che hanno avuto lo scopo di avvicinarci sempre più all'amore di Dio e a perseverare sempre più nelle pratiche della pietà cristiana. Ringraziamo sinceramente Don Franco per la sua instancabile opera di evangelizzazione con un sonoro applauso.
Festa di N.S. dello Chamaix, anno 1947. Mons. Frederic Duc, Vescovo Emerito di Saint-Jean-de-Maurienne, parla ai pellegrini giunti per la festa. (Archivio Gibelli - Bizzarri donato al CAI di Bardonecchia dalla prof. Anna Bava nel 2018).
Marco Rissone