18/08/18

I nostri Pellegrinaggi (2017)




... al Santuario “Madonna del Frassino”
Alle ore 6,30 del mattino di mercoledì 17 maggio 2017 i pellegrini si trovano puntuali sul piazzale della fiera per il pellegrinaggio del mese di maggio. Ad attenderci ci sono i due autisti Luigi e Antonio della Ditta Bellando Tours, che ha messo a disposizione un pullman granturismo dotato di tutti i confort per rendere comodo il viaggio.
Durante il tragitto fra Bardonecchia e Torino, dopo un momento di preghiera, vengono illustrate le iniziative per l’estate: i vari pellegrinaggi alle Cappelle di montagna e quello previsto per lunedì 24 luglio a Paray-le-Monial, dove visse Santa Margherita Maria Alacoque e a Cluny, sede del celebre monastero benedettino in Borgogna; poi, quello di maggiore impegno, della durata di tre giorni, dal 21 al 23 agosto a Reims. E, a conclusione dell’estate, quello a N. D. du Charmaix venerdì 8 settembre.
Giunti al casello autostradale di Bruere, sale Ilda Clovis e si giunge così al completo con 45 pellegrini.
Per evitare i rallentamenti sulla tangenziale di Milano, gli autisti preferiscono percorrere l’autostrada Piacenza-Brescia. Si attraversano quindi tre Regioni con le province di Asti, Alessandria, Pavia, Piacenza, Cremona e Brescia. Il panorama è vario e ciò rende il viaggio, dal punto di vista turistico, assai gradevole.
Nella provincia di Asti si possono ammirare i pendii collinari rivestiti dai filari di viti, i cui grappoli producono eccellenti vini: Barbera, Grignolino; in quella di Alessandria: Cortese e Timorasso, ma non possiamo trascurare la monumentale chiesa dedicata a Don Orione di Tortona. Transitando per Voghera si attraversa il 45º parallelo di latitudine nord: siamo a metà fra Polo Nord ed Equatore.
A metà viaggio è prevista una breve sosta all’area di servizio Trebbia Sud nei pressi di Piacenza.
Il viaggio prosegue attraversando il lunghissimo ponte sul Po, ed alla nostra sinistra è ben visibile il Torrazzo, il campanile del Duomo di Cremona, nota città dei liutai, del torrone e della mostarda. Giungiamo così in vista di Brescia, contornata da colline da cui si estrae il marmo.
Dopo circa quaranta chilometri percorsi sulla Serenissima in direzione di Verona, il pullman accosta in un’area di parcheggio. Siamo arrivati dopo avere percorso circa 350 chilometri. Ci ritroviamo in un’oasi di spiritualità, con un viale che conduce al Santuario. L’edificio è austero, costruito in pietra chiara. L’origine di questa devozione risale ai primi anni del 1500, quando le truppe francesi conquistarono il territorio fino allora governato dalla Repubblica di San Marco.

Il Santuario sorge fuori le mura di Peschiera sul Garda, in contrada Pigna, tra il fiume Mincio e la malsicura foresta Lugana. La tradizione narra che l’11 maggio 1510 Bartolomeo Broglia in località “Contrada Pigna”, mentre lavorava nel suo campo, fu assalito da un serpente. Spaventato a morte invocò con fiducia l’aiuto della Vergine. Alzando gli occhi vide una statuetta della Madonna avvolta nella luce, sopra un vicino frassino, e il rettile scomparve.
La piccola statuetta in terracotta, di soli 14 centimetri di altezza, venne portata a casa da Bartolomeo e mostrata ai familiari. Il Broglia custodì il suo “tesoro” in un cassettone perché non venisse rubato, ma misteriosamente la statuetta scomparve. Si narra che il contadino sia corso al suo campo trovando la statuetta nuovamente sul frassino.
Lì si volle costruire il Santuario, Ora la statua è avvolta in una lunga veste che scende fino a ricoprire i piedi. Il capo è sormontato da una corona regale. Con il braccio destro stringe al seno il Bambino, avvolto in pannicelli, che stende verso la Madre le piccole braccia nude e la guarda con dolcezza, mentre con il sinistro raccoglie il manto dinanzi a sé.
Il messaggio spirituale viene ben spiegato dal Padre Guardiano dei Frati Minori, custodi del Santuario, il quale afferma che «è una Madonna silenziosa e non ha pronunciato una sola parola. La piccola statua è segno di quanto il Signore attende da ognuno, vale a dire di restare umili in quanto è il suo amore che ci farà grandi».
Conclusa la celebrazione i pellegrini sfilano di fronte all’immagine della Madonna, custodita nella Cappella sul lato destro dell’Altare maggiore. Poi, per chi lo desidera, si passa nel chiostro e nel piccolo negozio, dove si possono acquistare i ricordi del Santuario, All’esterno il Parroco ci attende per guidarci al ristorante, dove viene servito un pranzo tipico, al termine del quale ci avviamo verso Brescia.

La piccola statuetta di terracotta della “Madonna del Frassino”. [foto L. Tancini]





Il gruppo al Santuario “Madonna del Frassino”. [foto L. Tancini]

L’appuntamento con la nostra guida turistica Roberto Denti è fissata accanto al monumento di Arnaldo da Brescia. Sono molti gli aneddoti legati a episodi storici raccontati. Essenzialmente possiamo ricordare che Brescia è stata fondata ai tempi dell’antica Roma, chiamata Brixia, di cui si conservano ancora molte rovine, in particolare il Foro, il Teatro, le statue di Giove, Minerva, Giunone e il Tempio più antico dedicato a Cerere. Brescia è però soprattutto città medievale a “scacchiera”: insile, cioè isolato. Notevole è la “cassaforte”, cioè la parte del Convento di clausura benedettino, in cui venivano ospitate le figlie dei rami cadetti delle famiglie nobili. In questo Convento morì Ermengarda, che non fu vestita con l’abito religioso bensì da Principessa. Carlo Magno, così chiamato per la statura gigantesca di due metri e dodici centimetri di altezza, veniva a trovarla in questo Convento. A Brescia si conservano le Reliquie di Santa Giulia.
È una città ricca e ciò si deve grazie alla “Beretta”, che da vari secoli è leader nella produzione di armi di precisione.
Visitiamo la chiesa di Santa Maria della Carità, completamente restaurata, in stile barocco con una cupola ottagonale, il pavimento è un capolavoro di marmi intarsiati, e dietro l’Altare Maggiore è riprodotta la copia della Santa Casa di Loreto.
A Brescia ci sono due Duomi che però non sono di proprietà della Chiesa, bensì della Città, per cui la Curia paga al Municipio l’affitto.
Il Duomo nuovo è dedicato all’Assunta, ed ha la terza cupola più grande nel suo genere, dopo quelle di San Pietro e di Santa Maria Maggiore. L’edificio è a croce greca ad è impreziosito da numerose statue, tra cui quella in bronzo raffigurante Papa Paolo VI. A lato della Basilica sorge la Biblioteca Quiriniana collegata con un passaggio sopraelevato per non dover transitare su territorio comunale. Il pavimento è in pietra ammonitica con numerosi fossili.
Altra particolarità sono i due organi a canna che vengono comandati da una sola tastiera.  Di questi strumenti se ne contano appena dieci in tutta Europa. In una Cappella laterale è conservato il braccio benedicente di San Benedetto, ciò lega Brescia a Montecassino.
A lato del Duomo nuovo vi è quello vecchio, la cosiddetta Rotonda che risale all’epoca longobarda. Si entra nella parte sopraelevata, cioè dal matroneo, quindi si scende al piano terra, dove il pavimento è in mosaico e, sotto al presbiterio, è posta la cripta di età longobarda. In seguito ci dirigiamo in Piazza della Loggia, resa tristemente famosa per l’attentato dinamitardo del 28 maggio 1974.
Brescia meritò l’appellativo di Leonessa d’Italia da parte di Giosuè Carducci per la strenua resistenza opposta ai cacciatori austriaci durante le Dieci Giornate dal 23 marzo al 1º aprile 1848.
Durante la visita guidata di Brescia. [foto L. Tancini]
Ritornando al Piazzale di Arnaldo da Brescia, dove ci attende il bus, possiamo godere di una spettacolo unico, vale a dire il 90º Anniversario della “Mille Miglia”, che inizia proprio oggi mercoledì 17 maggio con 440 equipaggi provenienti da 43 Paesi del mondo, che coinvolgono 84 Case automobilistiche. L’edizione 2017 è particolare in quanto si sovrappongono quattro importanti anniversari: la prima edizione che risale al 1927, la ripresa della competizione al termine della guerra nel 1947, la chiusura delle leggendarie “gare di velocità” nel 1957 e, da ultimo, la “Freccia Rossa” nel 1977 esce dal dimenticatoio e prova a ripartire.
Per il viaggio di ritorno gli autisti ci fanno passare da Bergamo e da Milano. A Novara le ombre della sera scendono all’orizzonte e sulla strada del ritorno, un po’ stanchi ma contenti per la bella giornata trascorsa, ringraziamo don Franco per la perfetta organizzazione e ci ripromettiamo di rivederci in un prossimo pellegrinaggio.
Marco Rissone

... a Reims, Laon e Troyes
Immagino i pellegrini di un tempo mentre procedevano cantando. E riascolto le risonanze di Solesmes e di Chartres, visitate in precedenza dal nostro gruppo parrocchiale.
L’itinerario di quest’anno prevede la visita di Reims, la cui Cattedrale è dedicata alla Vergine, e della regione circostante; completando in un certo senso l’approccio al gotico francese avviato in passato.
In effetti a partire dal 1100 circa l’assetto delle nuove chiese prese slancio verso l’alto, al fine di esaltare la risonanza dei canti; mentre le pareti esterne furono interrotte con l’inserimento di vetrate, al fine di permettere la penetrazione della luce solare, paradigma della luce divina. Sulle vetrate vennero dipinte a colori vivaci le scene più importanti delle Sacre Scritture, al fine di renderle comprensibili a tutti i fedeli.
Ma di prim’acchito la Cattedrale di Reims, complice forse un tardo pomeriggio avaro di luce, delude. L’imponente facciata manifesta un senso artificioso di chiaroscuro: mentre gli interventi più recenti hanno restituito la tonalità originaria della pietra, quasi bianca con venature sul rosa, la maggior parte delle superfici si presentano grigie e fumose.
Risentono delle vicende tragiche del Novecento; in particolare durante la prima guerra mondiale Reims è stata devastata dai cannoni tedeschi, compreso il tristemente noto Bertha. Si voleva distruggere un simbolo; infatti per un millennio i re francesi sono stati incoronati nella Cattedrale. Ciò nonostante un angelo sorridente, scolpito a lato del portale di ingresso sinistro, è stato eletto a simbolo della città e del suo monumento più celebre.
Se a Chartres il gotico ha conservato una purezza snella e ineguagliabile, a Reims pesano le vicende storiche. Tuttavia, pur ferita, la Cattedrale è rimasta miracolosamente in piedi. E se le vetrate gotiche sono andate in frantumi, ne sono state create di nuove, soprattutto nell’abside. Spiccano quelle di Chagall, dominate da un mistico blu che sottolinea la funzione salvifica della Crocifissione. Così quel non credente di origine ebraica suggerisce che, attraverso l’arte, la religione può rigenerare e salvare.
A partire dalla fine degli anni ’50, verso la fine della sua vita, la creatività di Chagall si incentrò quasi esclusivamente sulle vetrate. Luminosità, colori e riflessi di una vetrata erano, secondo la sua sensibilità, una scorciatoia per raggiungere l’Eterno. Divennero quindi il fulcro della sua ricerca personale e artistica. Proprio a Reims, sotto la guida di due mastri vetrai locali, il suo dipingere poté fissarsi sul vetro.

Il ricordo di guerre e distruzioni si disperde nel rosso e blu di quelle vetrate, che suggeriscono canti di lode e ringraziamento verso Dio. Nonostante la storia. Si ripensa, allora, all’incontro di riconciliazione franco-tedesca avvenuto proprio qui nel 1962 tra De Gaulle e Adenauer.
Tristezza e delusione si dileguano e all’uscita si guarda nuovamente all’angelo che ride con gli occhi rinnovati della fede.
Reims è circondata dalle colline dello Champagne, la regione dove si producono le celebri bollicine. Di nuovo, è il sorriso di quell’angelo a ricordare che una sobria degustazione all’interno di una piccola cantina è perfettamente in linea col senso di gioia gustato durante un pellegrinaggio. D’altra parte, secondo tradizione, sarebbe stato l’abate Dom Perignon a inventarne il metodo di produzione. Ne viene spiegato il processo. Innanzi tutto possono
essere utilizzati soltanto tre vitigni locali: Chardonnay, Pinot nero e Pinot Meunier. La prima fermentazione avviene separatamente per ciascun vitigno, il giorno successivo alla vendemmia. Conservato per alcune settimane entro botti di legno o di cemento, il vino diventa fermo. L’inverno successivo viene travasato più volte per illimpidirlo. A primavera avvengono ancora due fermentazioni: la prima forma le bollicine, mentre la seconda  espelle i depositi. Lo champagne viene invecchiato, di norma, da uno a tre anni, prima di venire immesso sul mercato. La mattinata nello Champagne si conclude con un rilassante giro in trenino tra i vigneti di Chamery.
Cattedrale di Reims: il famoso angelo che ride. [foto G. Alimento]
Nel pomeriggio ci portiamo a nord di Reims fino a Laon, una cittadina che guarda la pianura dall’alto di un crinale. Edificata in ottant’anni (dal 1155 al 1235), la Cattedrale rende forte il senso di unità stilistica. Si è infatti mantenuta quasi inalterata, nonostante i danni causati da un terremoto nel 1692, e lo scoppio di una polveriera nel 1870, che ha danneggiato (non irreparabilmente) alcune vetrate. I cui disegni coloratissimi vengono esaltati dalla luce estiva. La luce e la musica diffuse all’interno fanno sì che il fedele, o anche il semplice visitatore, vengano a trovarsi come in un mondo altro rispetto al nostro. E il desiderio di paradiso, piccolo o grande, che tutti serbiamo, sembra sul punto di realizzarsi. Sulla facciata e sulle due torri campanarie sono scolpiti scene evangeliche e alcuni animali. Se altre cattedrali gotiche sono popolate da figure fantastiche, a Laon prevale il realismo: qualche stambecco ma soprattutto buoi. Infatti secondo tradizione la costruzione fu portata a termine grazie al lavorio di poderosi buoi.
Il giorno successivo, già sulla via del ritorno, tocchiamo l’ultima tappa del pellegrinaggio, Troyes. La bellezza, ma anche la vivacità e gli angoli caratteristici ci hanno piacevolmente sorpreso.
Particolare della Cattedrale di Laon.[foto G. Alimento]

Un tempo città tessile (di tale tradizione rimane la Lacoste) e fieristica, oggi il centro storico è dominato dai turisti. Si tratta, tuttavia, di flussi non eccessivi, che consentono un passeggiare piacevole e rilassante.
Visitiamo la cattedrale di San Pietro e Paolo, prima di tutto. Il suo stile gotico è più maturo, in quanto posteriore di circa un secolo rispetto a Laon. Le cinque navate sono interrotte da magnifiche vetrate, d’altra parte questa forma d’arte ha avuto origine proprio a Troyes.
Se Casa Boulanger evoca il Rinascimento, a poca distanza un gruppo di edifici stile Art Nouveau ci riporta all’Ottocento. Anche la basilica di Sant’Urbano, eretta in onore di Papa Urbano IV, è un capolavoro gotico le cui vetrate occupano quasi per intero le pareti dell’abside.
Oltrepassato l’Hotel de Ville, penetriamo nel quartiere medioevale, restaurato con garbo. Ricca di attività commerciali, l’area ricalca la vivacità del passato, quando era popolata da artigiani.


Davanti alla Cattedrale di Troyes. [foto G. Alimento]
Percorriamo le viuzze lastricate a pavè, guardando verso l’alto le case a graticcio, le tegole in legno, i piani a sbalzo, le finestre a crociera, i balconi scolpiti. Ruelle des Chats, dove in molte vetrine viene evocato il nostro amico gatto, è tanto stretta che gli edifici più sporgenti si sfiorano.
Da ultimo visitiamo la chiesa di Santa Maddalena, le cui vetrate donano luce e consistenza alle sculture gotico-fiammeggianti che racchiudono il jubè.
Guido Alimento

... al Santuario N. D. du Charmaix
È tradizione consolidata che ogni anno l’8 settembre, giorno in cui la Chiesa celebra la Natività di Maria, si vada al piccolo Santuario dello Charmaix. Quest’anno la ricorrenza cade di venerdì ed il numero dei partecipanti è numerosissimo, infatti, oltre al pullman da 60 posti, ci sono anche al seguito il pulmino del G.I.S. e una macchina.
La giornata è luminosa e ci dirigiamo alla volta di Novalesa per visitare l’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea. Dopo un rapido passaggio nella chiesa abbaziale, accompagnati dalla guida turistica, ci raduniamo in una saletta adiacente il chiostro, dove vengono proiettate le immagini dei particolari degli affreschi della Cappella di Sant’Eldrado. Quindi passiamo nel Museo e, subito dopo, nel parco per la visita delle Cappelle: S. Maria, S. Michele, del Salvatore e, infine, in quella di S. Eldrado, completamente affrescata con i colori originali.
Alla Cappella di Sant’Eldrado. [foto L. Tancini]
Torniamo al pullman che dall’Abbazia ci trasferisce in paese per la visita della chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano. Ad attenderci il Parroco don Luigi Crepaldi, che fa gli onori di casa. La guida ci dice che questa chiesa è da considerarsi come un “piccolo Louvre” per le numerose e preziose opere d’arte. Le numerose Tele furono trasferite da Parigi per espressa volontà di Napoleone Bonaparte, prima all’Ospizio del Moncenisio e successivamente nella chiesa parrocchiale di Novalesa. Possiamo ammirare la Crocifissione di Pietro, opera di autore ignoto della scuola di Caravaggio; la Deposizione del Cristo di Rubens; l’Adorazione dei Magi di La Moyne; l’Adorazione dei pastori di Davide da Volterra. Subito dopo, salutato e ringraziato don Luigi per l’accoglienza, ci rechiamo al vicino Cimitero dove sono sepolti don Serafino e la sua cara mamma per una preghiera di suffragio. Quindi, di corsa al pullman, per proseguire il viaggio verso il Colle del Moncenisio e il pranzo.
Chiesa parrocchiale di S. Stefano a Novalesa. [foto L. Tancini]
In processione verso lo Charmaix. [foto L. Tancini]

Il clima è mite, la giornata radiosa, il sole splendente e il lago di colore blu cobalto intenso. I pendii verdeggianti ricoperti di fiori alpestri costituiscono un ghiotto pascolo per le mucche Tarine e Savoiarda che, con i loro campanacci, creano un festoso scampanio. Le due sale del ristorante sono affollate e il menù è quello consueto: crudité con vinaigrette, prosciutto crudo e melone, trote al burro con gratin au dauphinoise e, per concludere, una gustosa tarte aux myrtilles. In tavola è servito un profumato vino rosso dal colore rubino brillante che tutti i commensali dimostrano di gradire. Risaliti sul pullman, dopo poco più di un’ora si giunge in prossimità del Santuario dove alcuni bardonecchiesi sono in attesa del nostro arrivo per unirsi alla processione diretta allo Charmaix. Giunti sul ponte notiamo un altro gruppo di fedeli in attesa, fra cui l’ing. Enrico Brizzolara e la consorte Diana Giuntini, venuti appositamente per ricordare il 50º anniversario del matrimonio. Siamo tutti commossi e il Parroco, in uno slancio di affettuosa amicizia, abbraccia lo sposo in carrozzella e la signora Diana al suo fianco.

La Cappella è gremita di fedeli, come anche la balconata e il portico antistante l’ingresso. L’Altare è illuminato a festa e la nicchia con la Madonna Nera risplende con i fregi dorati restaurati di recente. La presenza del Diacono Permanente Antonio Piemontese a fianco del Parroco sottolinea maggiormente la solennità della funzione. Al termine il gruppo raggiunge a piedi la grande croce che domina l’esplanade per una foto ricordo e si risale sul pullman che, attraverso il Traforo del Frejus, ci riconduce a Bardonecchia.
Siamo tutti molto sereni con una grande gioia nel cuore per la bella giornata trascorsa insieme e sentiamo tra noi la presenza della Madonna Nera dello Charmaix.
Marco Rissone