30/01/15

Confraternita del SS Sacramento - Contabilità

Alcune notizie sul registro della contabilità della
Confraternita del Santissimo Sacramento
ricerca e trascrizione di Guido Ambrois

Il registro è composto da 119 fogli ed è è provvisto di una copertina in cartone rigido chiudibile dai tre lati con nastri allacciati. Nel libro è presente un foglio volante, attualmente posizionato in testa al volume. Su un suo lato è stato compilato un indice, nell’altro lato, a volte sovrapposti a parole molto sbiadite ed illeggibili, compaiono varie scritte e numerosi conteggi in lire, soldi e denari, di cui non è possibile dare una interpretazione. La prima pagina del registro è stata eliminata e ne rimane solo più un frammento.  Anche il foglio 17° è stato asportato completamente.
Le annotazioni coprono l’arco di tempo dal 1711 al 1797. Non tutte le pagine sono state scritte completamente; alcune recano solo alcune frasi, alcune sono rimaste in bianco.
L’impiego del registro non segue un ordine sequenziale né cronologico. Probabilmente le varie persone susseguitesi nel tempo lo hanno utilizzato seguendo criteri diversi. Le annotazioni sono effettuate dai procuratori della Confraternita che periodicamente effettuano il rendiconto al Parroco ed alle principali cariche della Confraternita. A titolo di esempio si riportano un paio di verbali (la trascrizione segue fedelmente la disposizione del testo).

La Bibbia di Melezet


Chi entra nella chiesa di Melezet, frazione di Bardonecchia, non può non restare colpito dalla sua bellezza. È una bellezza alla portata di tutti, comprensibile e godibile non solo da parte degli esperti e dei tecnici. Sono motivo di godimento i dipinti e i colori, gli intagli e gli ori che risplendono. C’è di più, perché l’artista che ideò la chiesa attuale e chi lo consigliò erano credenti e teologi per cui, entrando nella chiesa di Melezet, bisogna cogliervi quella che è una vera e propria omelia: omelia da ascoltare non con l’orecchio ma con l’occhio. Dante parlerebbe di «visibil parlare» (Purgatorio, X, 95).
La scena iniziale: la sacra conversazione
Davanti al visitator
e della chiesa e soprattutto davanti al popolo cristiano che va a nutrirvi la sua fede sta in posizione dominante la sacra conversazione della pala d’altare. La lettura del dipinto deve cominciare da sant’Antonio abate, il santo titolare della chiesa, che allarga le mani a dichiarare la sua insufficienza per cui fiducioso alza gli occhi a Maria e al suo figlioletto. Al centro e nella parte alta del dipinto sta infatti la Vergine in gloria, seduta sulle nubi e circondata da angeli. Con una mano Maria stringe a sé il bambino e con l’altra esprime esaudimento o prontezza ad esaudire.
Nella sacra conversazione, cominciata tra Antonio e Maria, interviene poi un terzo interlocutore: il possente angelo biancovestito eretto sulla destra del dipinto, il quale orienta il nostro sguardo dal cielo verso la terra, puntando il dito verso la chiesa di Melezet che si staglia contro lo sfondo delle Quattro Sorelle (2.698 m s.l.m.). Nella sacra conversazione dunque si parla di noi, così che anche noi entriamo nel sacro dialogo.
Il primo sviluppo: verso l’alto
Sopra la cornice della pala dell’altare, si libra in volo la colomba che nell’iconografia cristiana simboleggia lo Spirito: dopotutto il figlioletto che sta tra le braccia della Vergine-Madre è stato concepito «per opera dello Spirito Santo», come dice la formula del Credo. 
Più sopra ancora, poi, a dominare il tutto, è il dipinto triangolare che corona la pala nel quale il Padre si volge verso il basso, e cioè verso la scena celeste della Vergine con il bambino e quella terrestre della chiesa di Melezet. Il triangolo non solo fa da vertice geometrico, ma è simbolo della Trinità e dice come tutto, preghiera ed esaudimento, bisogno e dono, si svolge all’interno del piano divino di cui sono autori il Padre, il Figlio e lo Spirito, mediante il seno verginale di Maria.


Ma non è tutto: la parete dell’altare è percorsa ai due lati, dall’alto al basso, dai «grappoli del Melezet»: grappoli di frutta e legumi scolpiti nel legno dalla scuola locale d’intaglio che è famosa nella storia dell’arte almeno della valle di Susa. Dipartendosi da un festone, anch’esso di frutta e foglie, tre grappoli a destra e tre a sinistra sembrano rappresentare i doni che vengono da Dio come risposta alle preghiere dei fedeli e, secondo il movimento indicato dal dito dell’angelo, scendono verso la chiesa, il paese e la montagna di Melezet.
Il secondo sviluppo: in avanti
Il tema decorativo dei grappoli è presente, anzi è ampliato e maggiorato nella parete dell’arco trionfale e dei due altari minori. Anche qui, dal festone centrale scendono verso il basso tre grappoli di frutti e foglie. Questa volta alla loro sorgente è il grande crocifisso che sovrasta tutta la navata centrale chiesa, come a dire che la sorgente di ogni dono e di ogni grazia è bensì in Dio, ma ha la sua mediazione nella croce salvatrice. Il bambino che stava fra le braccia della Vergine qui sta sulle braccia della croce, tanto che una scritta latina percorre tutta la trave che sta sopra il crocefisso e recita: «Guardate e vedete se c’è un dolore simile al mio». Sono parole di rimprovero o, meglio, di invito al pentimento. In una sua «Deposizione dalla croce» Michelangelo Buonarroti formula diversamente lo stesso invito a guardare e a riflettere scrivendo: «Non si pensa quanto sangue costa». Ma quelle parole possono essere intese anche come confronto vincente, come se il Cristo dicesse: «Non c’è sangue redentore e salvatore come quello della mia croce».
Il centro del centro e le due parole dei vertici
Al centro di tutto sta l’altare e il tabernacolo: questo è vero per tutte le chiese cattoliche dal Concilio di Trento in poi, il quale riaffermò la centralità dell’Eucarestia nella vita cristiana contro il movimento protestanico. Ma il tabernacolo di Melezet è particolarmente degno di nota per la sua fattura e per gli ori di cui brilla.
Sopra l’immagine del Padre e sopra il Crocefisso figurano due cartigli con due parole, scritte in lingue ai più sconosciute: sono le due lingue bibliche, l’ebraico e il greco. Sopra il Padre infatti è il tetragramma ebraico (e cioè le quattro lettere del nome divino), che solitamente si traslittera con «YHWH» e che, parafrasato, significa «Io sono colui che è [sempre presente e attivo fra voi]», come insegna il Libro dell’Esodo nella scena della chiamata di Mosè (3,15). Sopra il crocefisso è invece il termine greco «Mysterion» col quale si rimanda al mistero d’amore che ha portato il Figlio di Dio alla morte salvatrice della croce. Al popolo cristiano di Melezet l’omelia visibile della sua chiesa dice dunque ogni domenica che il Dio biblico è presente in ogni giorno con il mistero d’amore della croce e dell’Eucarestia.
Ma tutto questo è ben più che una omelia: è il Credo del popolo cristiano o, se si vuole, è la Bibbia, in immagini e simboli, del Melezet.


Giancarlo Biguzzi
***
l' articolo è tratto dalla Rivista Trimestrale
L’ Araldo del Piemonte e della Valle d’Aosta 
N. 4 - 4° trimestre 2014
(per la cortesia dell'editore)
www.araldopiemontevalledaosta.it

29/01/15

Una piccola parte del Frejus a Torino (2014)

Si tratta di rocce che, ricavate dalle viscere del Frejus furono portate, con intendimenti diversi, a Torino. Ma facciamo un salto all’indietro nel tempo.

25 dicembre 1870.
“Bardonecchia, 25. Dalla galleria. In questo momento. Ore 4,25, la sonda passa attraverso l’ultimo diaframma di 4 metri, esattamente nel mezzo. Ci parliamo da una parte all’altra. Il primo grido ripetuto dalle due parti fu di Viva l’Italia. Firmato: Grattoni”.
E’ il telegramma con cui si dava notizia del compimento di un’opera del piccolo Piemonte, ciclopica per quei tempi e seconda solo all’apertura del canale di Suez: il traforo ferroviario del Frejus.
La storia del traforo, ostinatamente proposto dal Medail e patrocinato dal Cavour e dal Des Ambrois, ebbe una lunga e travagliata vicenda parlamentare sino alla decisione di realizzarlo.

23/01/15

L'ARALDO del Piemonte e della Valle d'Aosta

L’ Araldo del Piemonte e della Valle d’Aosta
Rivista trimestrale
Del “Centro Studi Nuovo Millennium”

Compie il Primo Anno di vita . . . 
LA RIVISTA TRIMESTRALE CHE PARLA DELLE NOSTRE VALLI, DELLA NOSTRA STORIA, DELLE NOSTRE CHIESE E DELLE NOSTRE TRADIZIONI 
Le copertine dei quattro numeri del 2014
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Ecco i contenuti dei primi quattro numeri

L’Araldo del Piemonte e Valle d'Aosta

Indici dei volumi dell'anno 2014

07/01/15

S.ANTONIO ABATE - Festa patronale di Melezet

Due foto di Cristina Mainardi
L'antica statua del Santo ai piedi dell'altare

Gianni Bechis e i cantori di Bardonecchia

Parco della Rimembranza di MILLAURES

Attività meritorie per il centenario della Grande Guerra.
 Voglio scrivere di un Parco della rimembranza dimenticato e trascurato.
In un angolo meraviglioso di Millaures,  dove si può vedere tutta la conca di Bardonecchia ed in primavera i prati retrostanti si riempiono di narcisi , c’è il parco della rimembranza dei caduti delle varie borgate del monte Jafferau (Millaures, Gleise per citare le due  più popolate).
Questo monumento era in  un tale stato di trascuratezza che le targhe dei caduti erano illeggibili per l’ossidazione ed erano attaccate a pali di legno scrostati e marci, erano cresciuti negli anni anche degli alberi che creavano disordine e aumentavano il senso di abbandono.
Ho usato il passato perché grazie all’intervento dei giovani del gruppo alpini di Bardonecchia ora la situazione  è cambiata: hanno sradicato le piante “abusive”, rimpiazzato tutte le assi di legno tornendole e verniciandole, lucidato e passato uno strato di protettivo le targhe in ottone ed in ultimo abbellito il cippo commemorativo con un mazzolino di fiori di campo (finti ma belli).
 Sono grato a questi baldi giovani nel valorizzare una pagina significativa della storia e della memoria della comunità e spero che questo gesto venga preso d’esempio da altre associazioni o amministrazioni comunali per dare il giusto risalto al sacrificio dei nostri patrioti.
Grazie ragazzi,
(AG)  un alpino

01/01/15

SS. Messa di Natale - 2014

Alcune immagini della S.Messa di Mezzanotte
(foto di Carla Bompard)

Lanterne accese ed Abiti tradizionali
I costumi tradizionali a fine celebrazione
L'Offerta dei doni