23/11/13

Le pagine delle Frazioni (2012)

MELEZET
LES ARNAUDS
MILLAURES
ROCHEMOLLES
PARROCO: DON GIAN PAOLO DI PASCALE
Via Melezet, 111 - 10052 Bardonecchia
Tel. 0122 96629 - 335 5919251
E-mail: gianpaolo.dipascale@alice.it


LETTERA del PARROCO
Il tema di questa lettera mi sembra obbligato: “l’Anno della Fede” che il Santo Padre ha indetto e che stiamo celebrando. Naturalmente mi devo limitare ad alcuni pensieri, essendo un tema che richiederebbe un approfondito svolgimento. Prendo perciò alcune frasi significative dell’omelia di Benedetto XVI dell’11 ottobre 2012. Il Santo Padre dice: «L’Anno della Fede che oggi inauguriamo è legato a tutto il cammino della Chiesa negli ultimi 50 anni: dal Concilio al grande Giubileo del 2000 con il quale il Beato Giovanni Paolo II ha riproposto all’intera umanità Gesù Cristo quale unico Salvatore, ieri, oggi e sempre...». In un altro passo dell’omelia il Papa dice: «Durante il Concilio vi era una tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona l’eterno presente di Dio che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro irripetibile oggi. Perciò ritengo che la cosa più importante sia ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo».
Il Papa fa poi una diagnosi della situazione spirituale e morale dei nostri giorni che è profondamente lucida e descrive chiaramente l’ambiente in cui viviamo: «Se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della Fede e la nuova evangelizzazione è perché ce n’è bisogno ancor più di 50 anni fa! In questi decenni è avanzata una desertificazione spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. È il vuoto che si è diffuso.
Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere, così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita».
Concludendo queste riflessioni il Santo Padre dice ancora: «Ecco come possiamo raffigurare questo Anno della Fede: un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare solo ciò che è  essenziale: non bastone né sacca, né pane, né denaro, non due tuniche – come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in missione –, ma il Vangelo e la fede della Chiesa...».
Ho lasciato parlare il Papa, attingendo all’omelia di inizio dell’Anno della Fede, perché la sua parola è quella del maestro che ci indica una strada sicura, cosa tanto necessaria in questi momenti di grande confusione e incertezza. Cosa potremo fare noi, nelle nostre piccole realtà, per vivere convenientemente questo anno? Cerco di dirlo ogni domenica, nelle omelie, sulla scorta della Parola che ci è proposta. Non ci è possibile attuare iniziative particolari: ognuno però è chiamato, nella sua personale responsabilità, a cercare qualcosa per approfondire la propria fede e, a questo proposito, segnalo l’iniziativa della parrocchia di Bardonecchia, che propone degli incontri di approfondimento della dottrina della Chiesa. Il programma può essere facilmente consultato: sarebbe buona cosa che qualcuno partecipasse a questi incontri.
* * *
Avevo appena terminato queste righe, quando è giunta improvvisa la notizia delle dimissioni del Papa Benedetto XVI. Fra i tanti commenti che hanno sottolineato questa decisione, mi piace riportare alcuni tratti del fondo del direttore del giornale cattolico “Avvenire”, Marco Tarquinio:
«È un evento che tocca l’anima di ognuno, che segna la storia di tutti, che sprona la grande comunità di fede cattolica ... Eccoci qui, agitati più che mai da attese, in questi giorni davvero per noi inattesi. Assediati di domande, in questo tempo di aspre sfide e di accattivanti illusioni ... Eccoci qui di fronte alla croce di Cristo e ad un insegnamento del Papa che ci ricorda nel modo più disarmante e coinvolgente la nostra responsabilità e la nostra limitatezza.
Eccoci qui a mani aperte ma non vuote. Come se qualcosa di prezioso ci fosse stato tolto e offerto con uno stesso gesto.
E forse in tanti, in questo freddo giorno dell’11 febbraio 2013, capiamo di più e meglio che proprio niente ci appartiene per sempre, ma se apparteniamo a Lui, nulla ci è tolto e tutto ci è dato».
Quando leggerete queste righe, la Chiesa avrà già il nuovo Papa, segno visibile che è lo Spirito che la segue e la governa. Con questo concludo, assicurando che porto sempre nel cuore le quattro parrocchie che mi sono affidate in questo territorio, che ringrazio sentitamente le buone persone che nelle piccole comunità sono di valido aiuto e ancora rinnovo l’impegno, con la Grazia di Dio, di fare quel poco che posso e anche da queste pagine, saluto tutti con affetto nel Signore:
il vostro Parroco, don Paolo