03/10/12

I NOSTRI PELLEGRINAGGI .. (2011)


... a Caravaggio (BG) - 18 maggio 2011
L’imponente Santuario di Caravaggio. [foto: A. Balsamo]

ACARAVAGGIO visiteremo il famoso Santuario della Madonna miracolosa. Il pullman, perfettamente in orario, con partenza alle 6,30, è quasi al completo. Il nostro caro Parroco don Franco è, come al solito, organizzatissimo. Dopo le preghiere del mattino, fa distribuire i fogli contenenti i testi delle “lodi mattutine” seguite da alcuni canti mariani. Siamo distesi, ci sentiamo tutti amici: è un pezzetto della nostra comunità che si sposta.
Tutto procede bene, anche se il tempo è un po’ bizzarro con le sue pioggerelle sparse qua e là.
Arriviamo finalmente! Scendendo dal nostro pullman rimaniamo incantati dalla monumentale, magnifica Basilica, posta su un piazzale degno di lei! Osserviamo la vasta piazza “cinta da portici simmetrici che corrono con 200 arcate, per uno sviluppo di quasi 800 metri”. Ecco il famoso obelisco che ricorda il miracolo della “Tazza rubata”, la fontana che scorre sotto il Santuario, raccogliendo l’acqua del “Sacro
fonte”: acqua ritenuta benefica, infatti alcuni fedeli malati vi si immergono. C’è anche una “Via Crucis” che risale al 1942, quando fu anche eretto un crocifisso a ricordo del “Giubileo episcopale” di Papa Pio XII.
Veniamo a sapere che la Basilica è molto antica: era l’anno 1576 quando l’architetto Pellegrino Tibaldi vide realizzato il suo grande progetto.

Entriamo in chiesa. L’interno è ad una sola navata, a croce latina, di stile classico. Sotto la cupola è posto l’altare maggiore, visibile da tutti i punti. Questo altare è grandioso, in marmo, con colonne alternate, sorreggenti un trono che si slancia verso la cupola; il trono termina con una gloria di angeli che sostengono una meravigliosa corona di stelle. La decorazione è opera di Giovanni Moriggia e di Luigi Cavenaghi.
Il Santuario è dotato di uno splendido organo composto da 127 registri e numerosissime canne!
Noi ci sistemiamo nei banchi posti a destra guardando l’altare, mentre un’altra comunità parrocchiale, proveniente da Soave, si inginocchia a sinistra.
Monumento raffigurante l’Apparizione, all’esterno del Santuario. [foto: A. Balsamo]

Inizia la Santa Messa presieduta dal nostro Parroco e concelebrata dal sacerdote degli altri pellegrini.
L’omelia è un’esortazione al raccoglimento, alla fede, alla pace, alla comprensione reciproca, a lasciare da parte i malumori... Ecco, è vero, solo così i nostri problemi, le nostre l’infermità spirituali potranno trovare ascolto lassù.
Stanno chiudendo la chiesa, occorre affrettarsi, uscire all’esterno e poi infilarci in una porticina che ci condurrà al Sacro Fonte. È un luogo speciale, lo raggiungiamo al termine di una discesa di alcuni gradini. Ci informano che qui fu posta, nel 1432, la prima pietra a ricordo dell’apparizione miracolosa della Madonna a una contadina, una certa Giannetta de’ Varchi, intenta a raccogliere erba in un prato detto “Mazzolengo”: qui sgorgò una sorgente d’acqua miracolosa.
Il Santuario oggi è, non solo luogo di preghiera, ma anche un attivo centro di spiritualità e di ritiro di studio.
Ritorniamo a noi pellegrini: lo stomaco è pronto, reclama, non vogliamo che insorga una “crisi da astinenza”... Ci accoglie, in una grande sala refettorio, una gentilissima suora, e qui ci ristoriamo molto bene anche con belle e simpatiche chiacchierate con i nostri commensali vicini.
Risaliamo sul pullman alla volta di BERGAMOBergamo, “Bergomum”, una delle più antiche città celtiche del Nord Italia, ora una delle più attive ed interessanti città lombarde.
Bergomum, municipio romano, sede vescovile, devastata da Attila, ducato longobardo, sede comunale sotto i Franchi, dopo i Comuni, Signoria dei Visconti, conquistata da Venezia fino alla pace di Campoformido, da Napoleone in poi unita alla Lombardia. Sale sul nostro mezzo di trasporto una espertissima guida: è veramente una signora garbata e sorridente. Ci informa che Bergamo è ora divisa in due parti distinte: Bergamo Bassa e Bergamo Alta. Superiamo la prima e ci portiamo alla volta della seconda, cioè Bergamo Alta. Essa è posta proprio su un alto colle. Si notano ancora i resti delle antiche mura che la difendevano.
Attraversiamo quelle vie strette: quanti negozietti di ogni genere, veri “buchi” all’insegna del buon gusto però, ma non possiamo sostare, il tempo corre, una parte storica, religiosa, artistica ci attende...
Arriviamo in Piazza Vecchia adiacente alla Piazza del Duomo, vediamo il Palazzo della Ragione: palazzo comunale del XII secolo, aperto a portico; ammiriamo una scala esterna che porta al piano superiore, scala abbellita artisticamente da basse petunie, una sinfonia di colori...
Vediamo a fianco la Torre Civica e di fronte il Palazzo della Biblioteca. Sulla piazza del Duomo c’è la chiesa di S. Maria Maggiore: il più importante monumento romanico della città, eretto nella seconda metà del XII secolo. Vi si accede attraverso un portale con un protiro di Giovanni da Campione (1353).
Ci spostiamo nell’antica chiesetta romanica di Santa Croce rinnovata nel XVI-XVII secolo, qui si scorgono notevoli “boiseries” intagliate ed intarsiate, i monumenti funebri del Cardinale Longhi e del famoso compositore Gaetano Donizetti. Dalle pareti pendono preziosi arazzi toscani e fiamminghi.

Accanto alla chiesa di S. Maria Maggiore c’è la Cappella Colleoni, costruita per il famoso condottiero veneziano, la Cappella è un capolavoro del Rinascimento lombardo. A sinistra ammiriamo il Battistero ottagonale in marmi rossi di Verona, però è chiuso al pubblico purtroppo...
A Donizetti si intitola l’istituto musicale di Bergamo. Annesso all’istituto c’è l’importante museo musicale.
È ormai ora di ritrovare il nostro pullman, la simpatica guida ci lascia. Adesso ci meritiamo una pausa “dolcissima”. Ci sono attraenti locali in questa piazza, un caffè è d’obbligo ed un gigante cono gelato lo segue...
Con una punta di rammarico ci incamminiamo a ritroso per le stradine, qualcuno si sofferma, poi, dopo un’esitazione, entra decisamente nel locale in cui ha individuato un ricordo per chi attende a casa.
Siamo soddisfatti anche se stanchi. Comincia la recita del Vespro e poi, dopo una serie di barzellette di Anna Maria Rappelli, la proiezione del divertente film di Don Camillo e Peppone.
È ormai calata la notte, squillano alcuni cellulari, ci alletta il ritorno a casa... Ci siamo nella nostra Bardonecchia deserta e piuttosto freddina.
Vorrei ancora riportare una parte del testo di un’immagine reperita nella Cappella del Crocifisso della Basilica di Santa Maria Maggiore: «Mio Dio, tu sei la luce che mi illumina, l’alimento che mi nutre, la fonte che mi disseta, la dolcezza che mi inebria, il balsamo che mi ristora, la bellezza che mi incanta!».
Noemi Pavese Grisa

... a Notre Dame de Fourvière

Se nella mattinata di mercoledì 27 luglio fossimo scesi lungo il “femminil Cozio torrente”, sino a raggiungere l’antica Augusta Taurinorum con le sue architettoniche opere d’arte, avremmo certamente 
La grandiosa facciata del Santuario di 
Notre Dame de Fourvière. [foto: L. Tancini]
dato un’occhiata alle due belle chiese di Piazza S. Carlo; ci saremmo ricordati del Duomo di S. Giovanni con la bella cupola del Guarini, dei suoi affreschi, della S. Sindone, del grande organo a canne. Ma, quel mattino, non scendemmo da quel versante, salimmo invece per raggiungere il grande traforo del Frejus, opera che ricorda l’ingegno e l’impegno dei nostri padri del recente passato, che consente in pochi minuti di affacciarsi prima sulla bella valle della Maurienne ed infine sui cieli e sui tetti della Provenza francese. Mete del pellegrinaggio, organizzato dal nostro Parroco: Lyon e Vienne.
Prima tappa del tragitto LYON. Viaggiammo sul moderno torpedone, guidato da Renzino con particolare bravura, capace di districarsi anche nel convulso traffico della città di Lyon e di dirigersi con sicurezza verso la collina Fourvière, detta “la Collina che prega”, dove si erge la Basilica dedicata alla Vergine Maria. La Basilica si è guadagnata il nomignolo di “Elefante rovesciato” per la sagoma imponente e la presenza di quattro torri ottagonali. Un insieme di stili che unisce il neo-gotico, il classico e il bizantino. Gli imponenti mosaici della navata raccontano la storia della Vergine Maria.
Qui in Francia, dov’era l’antica Gallia, la cristianità ha visto il suo sorgere, con la presenza di San Photino fin dal 1º secolo e i famosi Martiri Lionesi dell’anno 177, ai tempi di S. Ireneo.Il fiume che attraversa la regione non è il nostro Po, ma l’altrettanto maestoso Rodano. Nel pomeriggio, dopo il pranzo, giungiamo a VIENNE. Si dice sia stata fondata su di un terreno paludoso quanto poteva esserlo la nostra Maremma, di lì il suo nome, anche se i locali di adesso, la indicano in italiano Vienna come la città austriaca che ha dato tra l’altro i grandi musici. Anche qui il romanico prevale a cominciare dalla bellissima Arena e la base della Cattedrale che si rifà al gotico ed elogia l’immagine del Santo 
Maurizio, altra opera straordinaria. Ed ancora i gradoni a secco che sostengono un’altra collinetta con in cima la bella chiesa, di cui non ricordo più a chi è dedicata, eppure l’efficiente guida incaricata di seguirci l’aveva nominata!!! (pazienza). Cosa dire di queste opere? Io non saprei da che parte cominciare!Architetture neo classiche o risorgimentali che si innestano su di un romanico quasi preistorico, opere che lasciano senza respiro. Adesso è possibile visitare anche questi luoghi sacri o no, stando comodamente seduti davanti ad un computer ma, non illudetevi, bisogna andare lì per vederli veramente! Quei grandi pilastri scannellati, i quasi irreali capitelli, le cupole, le vetrate rinascimentali e no, quei marmi che bisogna poter accarezzare per sentire quanto amore è stato profuso scolpendoli. Vorrei essere uno scrittore per potervi dire più a lungo di queste cose meravigliose che abbiamo visto durante tutta la giornata, ma non ne sono capace.
Mi salvò, e credo con me anche molti altri di quel pellegrinaggio, il nostro Parroco don Franco, la sera quando stavamo tornando. Si stava avvicinando la notte, il tempo era piovoso e grigio di nebbia, il nostro mezzo stava risalendo il costone in cima al quale avremmo ritrovato il traforo e la nostra valle, la sua voce chiara che riassunse in modo sintetico cosa avevamo visto durante tutta la giornata, questo rese tutto più facile credo per molti di noi.Il rientro, la piazza del mercato, il retro-facciata della chiesa che ci ricorda un più familiare Santo: Sant’Ippolito Martire. Ma, eravamo stati laggiù e sui nostri volti si leggeva la felicità delle persone che hanno potuto ammirare cose straordinarie, che ricorderemo per tanto tempo.
Giuseppe Bernardi

... a Lourdes
LOURDES è una cittadina francese del Dipartimento degli Alti Pirenei, è attraversata dal fiume Gave de Pau, un tranquillo corso d’acqua che sfocia poi nel Adour dopo un percorso di 180 chilometri. Questa cittadina ha assunto notorietà mondiale a partire dall’11 febbraio 1858, a seguito delle numerose apparizioni della Madonna ad una giovane contadina di nome Bernadette Soubirous. Qui, nei pressi di una grotta in località Massabielle, la Vergine è apparsa ben diciotto volte alla piccola Bernadette a partire da tale data.
Quel giorno faceva molto freddo e in casa Soubirous non c’era più legna da ardere. Bernadette, che allora aveva 14 anni, fu mandata insieme alla sorella Toinette e ad un’amica a raccogliere legna nei dintorni del paese. Ad un tratto un improvviso e inspiegabile forte vento proveniente dai pressi di una grotta la indusse ad alzare lo sguardo, per rendersi conto di cosa stesse succedendo. Scorse così in alto al di sopra della grotta l’immagine di una bella signora vestita di bianco con una cintura celeste e una rosa sui piedi, che le sorrideva e pregava con una corona del Rosario. Anche Bernadette
allora, fatto il Segno della Croce ed estratta la corona del Rosario, recitò le Ave Maria, e alla fine la Signora le sorrise e scomparve. La fanciulla tornò nuovamente alla grotta, attratta in modo irresistibile, e la Signora le apparve ancora altre 17 volte; ma soltanto alla sedicesima volta (25 marzo) le svelerà la sua identità, dicendo in lingua occitana parlata dalla fanciulla: «Io sono l’Immacolata Concezione», cosa che Bernadette riferirà immediatamente al Parroco Peyramale.
La Via Crucis “monumentale” inaugurata nel 1912, che si snoda
 per un tratto di circa 1.500 metri. [foto:G. Alimento]


Per conoscere e per provare anche noi l’esperienza di quei luoghi santi, che suscitano in tutti emozione e trepidazione, abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di gita-pellegrinaggio di tre giorni nel Sud della Francia.
La gita, principalmente pellegrinaggio a Lourdes ma anche visita del Sud francese, si è svolta in pullman nei giorni 24, 25 e 26 agosto, e ad essa abbiamo partecipato in circa 50 persone.
Il gruppo – partito alle 6 del mattino del giorno 24, dopo aver percorso un lunghissimo tratto di campagna francese prima tra vasti e ordinati impianti di noci, poi tra le prime macchie mediterranee – giunge a ESTÉZARGUES nei pressi di Nimes, meta del pranzo, squisito e accompagnato da ottimi vini (come avrebbe potuto essere altrimenti, considerato che l’area di Estézargues è rinomata per i suoi vini?).
Quindi si riparte per la seconda lunga tappa che ci farà approdare a LOURDES in serata, stanchi ma pervasi dalla stessa certezza di chi dopo lungo peregrinare approda con la sua nave in un luogo a lungo atteso e invocato. Giunti all’albergo, dopo l’assegnazione delle camere, il riassetto delle persone e la cena, si parte alla volta dei luoghi santi, per vedere subito la Grotta, pregare davanti alla stessa e assistere alle ultime funzioni serali con la grande processione mariana delle fiaccole.
L’albergo che ci ospita, chiamato “Lys de Marie”, è proprio di fronte al fiume Gave, che scende dai Pirenei e che è maestoso anche nella lentezza del fluire della sua acqua. Ai lati delle vie è tutto un susseguirsi di negozi. Gli interni delle vie sono pieni di pellegrini, in grande numero giovani e ragazzi; molti sono gli italiani, e questo si vedrà pure all’interno del sacro recinto, tanto che in certi momenti sembra di essere in Italia e non nell’estremo Sud della Francia. Nonostante la calca tutto è tranquillo e ordinato tra la gente che si affretta alla meta: ... ed è proprio questo affrettarsi gioioso verso la meta vicina che riempie di emozione e trepidazione.
La grande piazza, la famosa Esplanade, si apre davanti a noi immensa e piena di persone che pregano e cantano.
Noi ci dirigiamo subito alla Grotta, ansiosi di visitare o conoscere il punto esatto della prima apparizione di Maria. Anche qui è pieno di pellegrini per la preghiera serale, alla quale anche noi partecipiamo con la recita del Santo Rosario. Poi ci incolonniamo per passare all’interno della Grotta a toccare la roccia sacra e vedere dove sgorga la sorgente dell’acqua con la quale Maria aveva detto a Bernadette di bere e lavarsi in segno di purificazione, e indicandogliela come simbolo del battesimo e di Gesù, sorgente di vita. La Grotta di Massabielle ha conservato il suo aspetto primitivo, circondata da alberi e ricoperta da cespugli e edera. Soltanto la roccia appare annerita dal fumo dei ceri e dalle mani di tutti i pellegrini che negli anni l’hanno accarezzata amorevolmente, e tuttora la accarezzano, in segno di devozione.
Il giorno dopo, 25 agosto, è una giornata molto intensa, che ci permette di scoprire il più possibile Lourdes e soprattutto di seguirne le diverse funzioni. Così, dopo la partecipazione alla S. Messa alla Grotta, concelebrata da don Franco insieme a numerosi altri sacerdoti italiani, si visitano prima le tre Basiliche del Santuario, poi le chiese più recenti come la Basilica di San Pio X e la Basilica di Santa Bernadette.
Il Santuario è formato da tre Basiliche sovrapposte, a costituire appunto un unico grande santuario posto sopra la Grotta. La prima che visitiamo è la Chiesa Inferiore o Basilica del Santo Rosario, che è la più bassa delle tre. La caratteristica principale è quella della presenza attorno alle tre navate di 15 Cappelle ornate da mosaici che rappresentano i 15 Misteri del Rosario, mentre le vetrate della cupola sono opera di maestri vasai. Saliamo e incontriamo la Cripta che fu la prima chiesa costruita direttamente sulla roccia di Massabielle, in risposta alla richiesta della Madonna; alla sua realizzazione tra il 1863 e il 1866 partecipò tra gli operai anche il padre di Bernadette, mentre lei fu presente alla celebrazione della prima Messa, avendo per questo ritardato la sua partenza per Nevers.
Sovrapposta alla Cripta e alla Basilica del Rosario, visitiamo la Basilica dell’Immacolata o Chiesa Superiore. Questa è stata costruita tra il 1866 e il 1871, a navata unica in stile gotico, con 23 vetrate che riportano la storia delle Apparizioni. Il suo campanile, alto 70 metri, è proprio la cuspide più alta sovrastante l’intera costruzione del Santuario.
Passando dall’ingresso principale di Porta St. Michel, incontriamo il grande monumento in pietra grigia del Calvario Bretone, donato dalle Diocesi della Bretagna, formato da Cristo in Croce, alto 12 metri, circondato dalle statue della Vergine, di San Giovanni Evangelista, di Maria Maddalena e di Saint Longin.
Piantate nell’aiuola che circonda il Calvario ci sono decine di croci di legno, con le forme più svariate, lasciate da gruppi diversi di pellegrini. Da qui entriamo nell’imponente Basilica sotterranea di San Pio X, consacrata nel 1958 dall’allora Legato Pontificio in Francia Mons. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. È una chiesa enorme, costruita tutta in calcestruzzo armato, a forma di nave rovesciata con la carena rivolta verso l’alto che la rende molto suggestiva. È capace di accogliere quasi 30.000 persone. Infatti proprio qui sono fatte terminare ogni giorno le affollatissime processioni eucaristiche del pomeriggio.
Molto suggestiva è poi anche la Basilica di Bernadette, anche se di minori dimensioni, posta sulla destra del Santuario, al di là del Gave, consacrata nel 1988. Sulla collina che sovrasta le Basiliche del Santuario si snoda per un tratto di circa 1.500 metri il percorso di una Via Crucis monumentale, che fu inaugurata nel 1912 per i pellegrini che arrivano a Lourdes. Caratteristica di questo Calvario è quella di avere quindici Stazioni, anziché quattordici: infatti essa termina con la proclamazione della gioia nella Risurrezione di Gesù, gioia ben rappresentata da raggi incisi sulla pietra rotonda, i quali da un punto centrale, Gesù, si irradiano ovunque. Le statue che compongono le Stazioni hanno altezza di circa 2 metri e sono in ghisa ricoperta di vernice dorata. Noi facciamo volentieri e con grande partecipazione questo percorso con meditazioni, preghiere, salmi e inni incrociando e pregando con altri gruppi di pellegrini.
All’Incoronata, prima di iniziare la Processione Eucaristica. [foto: G. Alimento]

Tutti abbiamo vissuto intensamente questo momento, pensandolo come preparazione a quello successivo, che avremmo vissuto di lì a poco: la Processione Eucaristica. Infatti questo è il momento centrale della giornata di Lourdes e forse quello più commovente perché vede tutti i gruppi con i loro malati stretti attorno a Gesù, in attesa della sua benedizione di conforto e di sostegno nei dolori della vita. La Processione è partita alle 17, sostando davanti alla Basilica del Rosario, si è poi snodata lentamente con preghiere e canti sul grande piazzale sotto un sole cocente fino a scendere nella Basilica di San Pio X.
Dopo cena ritorniamo con trepidazione, ognuno con una propria fiaccola, sul piazzale per partecipare alla Processione aux-flambeaux, dalla quale chi non è mai stato a Lourdes è sempre colpito ed estasiato sentendola descrivere minuziosamente da chi invece l’ha già vissuta più volte o leggendola su libri o giornali.
La Processione inizia dalla Grotta, verso le ore 21. Il piazzale è traboccante di pellegrini di molte nazionalità. Anche noi ci infiliamo in gruppo o alla spicciolata cercando per quanto possibile di rimanere uniti; siamo trasportati dalla folla la quale però non è mai disordinata ma sempre composta e in grande raccoglimento con preghiere e canti. Così dapprima il corteo processionale si dirige verso il fondo dell’Esplanade, poi ritorna con percorso serpeggiante verso la Basilica del Rosario, dove termina con il canto del “Credo in unum Deum”. È superfluo dire quanto grande sia stata l’emozione di questo particolare momento.
Il giorno seguente, 26 agosto, è il momento della partenza e come tale sempre accompagnato da un poco di mestizia, accentuata anche da una leggera pioggia. Dopo la partecipazione alla celebrazione dell’Eucaristia nella Cappella di Santa Giovanna d’Arco ed esserci soffermati per un’ultima volta ancora in preghiera in questi luoghi che ci hanno dato tanta serenità durante il nostro pur breve soggiorno, partiamo con rincrescimento.
A Carcassonne, inserita dall’UNESCO tra i monumenti da considerare patrimonio 
mondiale dell’umanità. [foto: F.S. Bonarrivo]
Si ha comunque, e ci consola, la certezza che tutte le intense emozioni spirituali provate in questi luoghi di Maria rimarranno per sempre vive e impresse nei nostri cuori.
Arriviamo a CARCASSONNE, capoluogo del Dipartimento meridionale dell’Aude, e quindi ci concediamo una veloce visita al borgo medioevale attorno e ai piedi del quale si è sviluppata la città moderna.
Gran parte della città fortezza è stata restaurata a fine XIX - inizio XX secolo, secondo progetto e sotto la guida di uno dei maggiori architetti francesi del tempo, Viollet-le-Duc. Essa è stata così perfettamente restaurata che quando ce la troviamo improvvisamente davanti con la sua duplice fila di imponenti bastioni e le sue numerose grandi torri ci pare di ritornare indietro di centinaia di anni. Visitiamo anche l’imponente Basilica di Saint Nazaire et Celse, a lungo Cattedrale della città, costituita da una mescolanza di stili romanico e gotico, con grandi rosoni per rendere più luminoso l’ambiente.
Nel pomeriggio avanzato lasciamo anche questa splendida località francese, iniziando così il vero e proprio viaggio di ritorno a Bardonecchia, che raggiungiamo dopo la mezzanotte.
Lungo il tragitto, svoltosi in un clima di gioiosa e sincera amicizia, don Franco, con grande attenzione e interessamento di tutti, ricostruisce i momenti più significativi di questo particolare pellegrinaggio.
Tutti abbiamo sentito con forza di dover ringraziare Dio con preghiere e canti, per la bellezza del viaggio nel suo complesso, ma soprattutto per averci concesso la meravigliosa esperienza del percorso spirituale di Lourdes, accompagnati dalla sua inseparabile Madre, la Vergine Maria.
Vengono espressi vivi ringraziamenti da parte di tutti anche al prof. Marco Rissone per la sua appassionata e interessante relazione sulla viticoltura e sui vini del meridione francese (...tale da farne sentire i profumi e i gusti sul momento), e ai valenti autisti Renzino e Federico, i quali oltre a svolgere il loro compito con estrema perizia hanno dimostrato, come sempre d’altronde, grande disponibilità nei confronti delle esigenze di tutti.
Vincenzo e Anna Bosco
... ai Monasteri dell’Austria
Il nostro viaggio inizia sotto i migliori auspici, lunedì 12 settembre, alle ore 5,45 con la S. Messa celebrata all’altare di S. Giuseppe nella nostra chiesa. Subito dopo, tutti pronti e puntuali, i pellegrini salgono sul pullman che è in attesa sulla piazza del mercato, dove i due autisti della Ditta Bellando erano pronti a stivare i bagagli. A Novara l’autista “di spinta” scende per fare ritorno in Ditta, e Costanzo prende il volante per l’intero tour. Egli si rivela esperto nella guida e abile nella lingua tedesca, molto utile per la buona riuscita del viaggio. Durante il tragitto don Franco illustra, in sintesi, il programma del Pellegrinaggio, non perdendo occasione per fare un po’ di sana istruzione religiosa.
A VERONA ci fermiamo per la prima tappa. C’è ad aspettare una bravissima accompagnatrice che, con mirabile sintesi, in poco più di un’ora e mezza, ci fa visitare la città scaligera, ponendo in evidenza sia le origini romane (Porta dei leoni, l’Arena, Ponte pietra, Teatro Romano), che l’edilizia medievale e rinascimentale (Castel Vecchio, Ponte Scaligero, Piazza delle Erbe, Piazza dei Signori con la statua di Dante Alighieri, le Arche Scaligere). La visita termina al “Ristorante Accademia”, dove ci viene servito un ottimo pranzo da due compassati camerieri in livrea.
Si prosegue veloci sulla Serenissima utilizzando il passante di Mestre e, poco prima di superare il Tagliamento, si danneggia la gomma posteriore sinistra che, manco a dirlo, comporta un breve ritardo sulla tabella di viaggio.
A Tarvisio si giunge all’imbrunire, di conseguenza, con il buio, perdiamo il panorama austriaco fino a Graz. Nei pressi di Klagenfurt l’autostrada era interrotta, e solo grazie alla conoscenza del tedesco del nostro autista – che deve chiedere informazioni per strade alternative – riusciamo a riprendere, molto più avanti, l’autostrada che ci conduce a GRAZ, in tarda serata, dopo aver percorso 933 chilometri. L’accoglienza all’Hotel Bokan Exclusiv è buona e, malgrado l’ora, ci servono una cena molto gradita, in particolare la “Leberknödelsuppe”. Le camere sono ampie e confortevoli.
Il centro storico di Graz è un gioiello dell’arte rinascimentale, con palazzi in stile gotico, rinascimentale e barocco. [foto: P.G. Bava]
Martedì 13 settembre la giornata è splendida, il sole radioso, la temperatura piacevole e Silvana, la nostra guida turistica, originaria di Mantova, si rammarica del poco tempo a disposizione per la visita della capitale della Stiria. Graz è una ridente cittadina adagiata sul fiume Mur, con 290.000 abitanti; a 363 metri sul livello del mare.
Nel 1571 vide la nascita di Keplero. Il suo centro storico è un gioiello dell’arte rinascimentale ed è quello meglio conservato della “Mitteleuropa” con le facciate dei palazzi in stile gotico-rinascimentale e barocco; ciò è valso l’ambita nomina a Patrimonio Culturale Mondiale da parte dell’UNESCO.
Visitiamo il caratteristico mercatino contadino di frutta e verdura in piazza Kaiser- Josef, e costeggiando Girardigasse percorriamo la principale via Herrengasse. Silvana ci fa visitare la chiesa parrocchiale del Sacro Sangue, le cui origini risalgono al 1439; fu l’imperatore Federico III che, in quel periodo, fece costruire una cappella dedicata al “Corporis Christi” e nel 1478 la chiesa fu ampliata con tre navate; nel 1586, in piena controriforma, divenne la principale parrocchia della città; pregevole la tela di Jacopo Tintoretto raffigurante l’Assunzione della Vergine. La facciata barocca risale al 1884. Durante l’ultimo conflitto mondiale la chiesa fu gravemente danneggiata e fra il 1950 e 1953 fu ristrutturata. Le vetrate policrome, raffiguranti la passione di Cristo sono opera di A. Birkle, che alla schiera dei derisori di Cristo coronato di spine ha inserito i due tiranni Hitler e Mussolini.
Seguendo Silvana ci sembra di fare un percorso senza meta perdendoci in viuzze e vicoletti per scoprire romantici scorci, così, con nostro grande stupore ci troviamo fra una pizzeria intitolata a Don Camillo ed una vineria a Peppone; rimaniamo senza parole ad ammirare il palazzo ed il cortile della Ragione, capolavoro del rinascimento italiano opera di D. dell’Aglio. Il nostro sguardo rimane attratto da Herzoghf: “La casa dipinta”; o da Luegghau: “Casa con la facciata totalmente rivestita da stucchi”. Una sosta di fronte al panificio Edegger-tax è d’obbligo, qui si producono i celebri “Bacetti di Sissi” ed il “Biscotto dell’Imperatore”. Concludiamo la nostra visita nel Duomo di Graz, costruito fra il 1438 ed il 1464, ricco di innumerevoli opere d’arte.
Salutiamo Graz e la nostra simpatica Silvana all’ombra del teatro dell’opera proprio fronte alla moderna scultura della “Spada di Luce”, scultura in acciaio opera di Hartmut Skerbisch, simbolo di tolleranza e di apertura.
Si prosegue per VIENNA dove si giunge in perfetto orario. Il pranzo è fissato nel ristorante del Rathaus (municipio) che ha sede nel piano interrato. L’enorme sala decorata è molto austera, il cibo servito è squisito: la “Frittatensuppe” che prepara lo stomaco per il tipico piatto di carne viennese: “Wienerschnitzel”, la bistecca preferita dal Maresciallo Radétzky che insegnò a prepararla a Milano e che ora noi chiamiamo “Bistecca alla milanese”.
A Schönbrunn, con sullo sfondo Vienna e la Cattedrale di Santo Stefano. [foto: P.G. Bava]

Il dottor Andreas, nostro accompagnatore, parla correntemente italiano, tradendo una leggera inflessione austriaca. Il pomeriggio inizia con la visita orientativa di Vienna. In autobus si percorre la Ringstrasse – strada ad anello – costruita nel 1857 al posto delle mura di fortificazione della città. Su questa bellissima strada si affacciano gli splendidi edifici che testimoniano la grandezza della monarchia austroungarica, e possiamo ammirare i modelli architettonici ispirati agli stili del passato: il Rathaus in stile neogotico costruito fra il 1872 ed il 1883 con l’imponente guglia alta 100,8 metri compresa la statua portabandiera, il Parlamento con la statua di Pallade Atena in stile neoclassico, che si rifà allo “storicismo” del Palladio, il padiglione del metrò in stile liberty.
Avviandoci verso il Belvedere osserviamo la chiesa di San Carlo, capolavoro del barocco austriaco, fatta costruire dall’Imperatore Carlo fra il 1716 ed il 1738 su modello di S. Pietro di Roma in ringraziamento per la fine della peste. Il palazzo del Belvedere, in stile barocco, fu fatto costruire da Lucas von Hildebrandt fra il 1714 ed il 1725 per onorare il principe Eugenio di Savoia che liberò Vienna dal pericolo dei turchi: i tetti del palazzo ricordano per l’appunto le tende dei turchi; Vienna ammirata dal Belvedere è veramente una città stupenda.
Alle 16,30 è prevista la celebrazione della S. Messa nella Cattedrale di Santo Stefano. Il Duomo di Vienna che venne costruito fra il 1137 ed il 1147 in stile romanico, a seguito di un incendio fra il 1360 ed il 1440 venne ricostruito in stile gotico. Dopo gli eventi bellici dell’ultimo conflitto mondiale il tetto è stato rifatto ed è ricoperto con 250.000 tegole smaltate. Nella torre nord è sistemata Pummerin, la più grande campana austriaca del peso di 22 tonnellate, costruita con i cannoni lasciati sul campo di
battaglia dai turchi. Se l’esterno dell’edificio è monumentale, l’interno lascia il visitatore senza parole sia per l’austerità dello stile gotico sia per la ricchezza di statue e di fregi che ornano gli altari e le colonne.
La celebrazione avviene nella Cappella laterale in cui troneggia il Fonte battesimale; la conclusione del rito è stata particolarmente suggestiva perché appena il Parroco ha pronunciato l’“andate in pace”, il suono grave, solenne e possente del campanone ha riempito l’intero spazio della basilica.
Dopo cena Costanzo ci conduce a fare un giro nella Vienna notturna che si conclude al Prater dove l’irresistibile attrazione della ruota gigante porta i pellegrini ad una indimenticabile vista della capitale austriaca illuminata da migliaia di luci.
Mercoledì 14 settembre è totalmente dedicata alla visita di Vienna. Dopo la celebrazione della S. Messa nella chiesa nazionale italiana dei Frati Minori, dove viene conservata una copia dell’Ultima Cena di Leonardo, Andreas, con passo veloce ci conduce a piedi per piazze, strade e vicoli a scoprire gli scorci più caratteristici della capitale: la piazza degli Eroi nel cui centro campeggia il monumento equestre di Eugenio di Savoia, la chiesa degli Agostiniani, i monumenti a Mozart, a Maria Theresa, il monumento dell’imperatrice Elisabetta “Sissi”, Graben – la colonna della peste – eretta in segno di ringraziamento per la fine della tremenda epidemia del 1679 dedicata alla SS. Trinità. Il giro si conclude al ristorante Schubert.
Il pomeriggio è dedicato al palazzo Schönbrunn, che letteralmente significa “bella fonte”, costruito fra il 1692 ed il 1780, residenza estiva dell’imperatrice Maria Theresa che, per ospitare la sua numerosa prole – 11 figlie e 5 figli – aveva 1.600 stanze ed un parco di 70 ettari, pari alla superficie dell’intero Principato di Monaco, e per la cui manutenzione occorrono 80 giardinieri.
Dopo la visita ci accomiatiamo dalla nostra guida con un bell’applauso di ringraziamento ed andiamo a scoprire il parco con il trenino, si ha così modo di vedere da vicino la Gloriette ed in lontananza il panorama di Vienna. Il tempo, nel frattempo si guasta, e ci prendiamo un bell’acquazzone nell’attesa che giunga il pullman a prelevarci.
Costanzo, per accontentare un nostro desiderio, ci porta a vedere il Danubio che, dopo la pioggia, è veramente blu e,meraviglia delle meraviglie, è incorniciato da uno stupendo arcobaleno. Una sosta sul ponte è d’obbligo per vedere scorrere i lunghi navigli bianchi ed immortalare con una foto l’attimo fuggente.
Giovedì 15 settembre, accompagnati da una nuova guida di nome Gaetano, partiamo alla volta del “Bosco viennese” che si estende per 1.250 chilometri quadrati, dove si trova la seconda più antica abbazia cistercense del mondo: HELLINGENKREUZ.
In una bianca Cappella viene celebrata la S. Messa; Gaetano ci fa poi visitare il chiostro e la grande chiesa abbaziale dove esperti organari stanno facendo manutenzione al grande organo. Attualmente la grande struttura monastica è abitata da ottanta giovani monaci; la visita si conclude nel piccolo negozio dove i pellegrini fanno incetta dei vari articoli, in particolare dei CD in canto gregoriano che rapiscono l’ascoltatore ed ognuno sperimenta la veridicità dell’espressione di Thomas Merton: «Il Gregoriano è la voce di Dio».
Si prosegue per l’abbazia di MELK, dove si giunge giusto in tempo per il pranzo. Il ristorante è molto accogliente, luminoso, ed il cibo è veramente squisito, in particolare il piatto di pesce, cucinato in maniera eccellente.
L’abbazia benedettina di Melk è grandiosa, superiore ad ogni aspettativa. L’ala riservata all’Imperatore
si articola su di un grande corridoio della lunghezza di 200 metri: ora, nelle sale è ospitata una mostra d’arte. La chiesa abbaziale è la massima espressione del barocco austriaco, ogni descrizione sarebbe inadeguata.
Dall’alto di Melk si ammira la valle del Danubio che si snoda come un interminabile nastro d’argento a perdita d’occhio nel verde della pianeggiante distesa di dolci collinette.
Il viaggio, a malincuore, prosegue verso INNSBRUCK, nel cuore del Tirolo. Il percorso autostradale scantona, per un tratto, in Germania dove si costeggia il vasto lago di Chiem, poi, a Rosenheim, si svolta verso sud e si rientra in Austria a Kufstein per giungere in serata allo stupendo “Austria Trend Hotel Congress” di Innsbruck. La cena è a base di specialità tirolesi: canederli, pollo e apfelstrudel.
Venerdì 16, ultimo giorno di viaggio, si presenta con un calendario molto denso, al mattino Hilde, la nostra guida, in costume tirolese, ci accompagna per la visita alla città. Innsbruck significa “Ponte sul fiume Inn”, e ha origini romane che costruirono un presidio fortificato a Valdidiena, oggi è il quartiere di Wilten, la storia è ricca di avvenimenti, non ultimi i Giochi olimpici invernali del 1964 e del 1976.
Hilde ci fa fare una breve visita a S. Lorenzo, nel quartiere di Wilten, edificata fra il IV ed il V secolo e poi ricostruita fra il 1751 ed il 1755 in stile barocco rococò; la visita prosegue e così ammiriamo la città dall’alto di Bergisel, vediamo il trampolino olimpionico utilizzato per le gare di salto con gli sci e la statua di Andreas Hofer, il grande irredentista tirolese che Napoleone fece impiccare a Mantova.
L’abbazia benedettina di Melk è grandiosa, superiore ad ogni aspettativa. [foto: P.G. Bava]

Una breve visita alla città vecchia con le antiche insegne di locande ed alberghi del XV secolo. Il “Tetto dorato”, costituito da 2.600 lamine di rame dorato fu costruito per le nozze dell’imperatore Massimiliano e Bianca Maria Sforza nel 1494, l’antica torre civica e la casa Helbling totalmente decorata con preziosi stucchi da A. Gigl nel 1730.
La visita del Duomo è particolarmente ricca di emozioni, lo stile è barocco ed è stato edificato fra il  1717 ed il 1724, il Santo patrono è Jakob, sull’altare maggiore c’è Mariahilf, una bellissima immagine della Vergine con il Bambino stretto fra le mani; attorno all’effigie una grande raggera d’argento con 16 angioletti, anch’essi d’argento, donati dall’imperatrice Maria Theresa in ringraziamento alla Madonna per la nascita di ogni suo figlio. Curiosità interessante, il peso degli angeli è quello che presentavano alla nascita i pargoli dell’Imperatrice.
Un po’ stanchi, ma con molta gioia nel cuore, ripartiamo per l’Italia: superato il Brennero scendiamo per la valle Isarco, fino a raggiungere l’Abbazia Agostiniana di NOVACELLA, dov’è fissata la celebrazione della S. Messa. Pranziamo nel tipico “Ristorante del Ponte” e, nel primo pomeriggio, ripartiamo alla volta di Bardonecchia, dove giungiamo attorno alla mezzanotte.
Abbiamo constatato la perfetta efficienza dell’organizzazione austriaca a livello di accoglienza turistica. Tutte le guide si sono rivelate molto preparate ed entusiaste del loro lavoro. Ripensando a quanto detto da Andreas comprendiamo meglio l’importanza avuta dall’Austria sia per fermare i turchi, e, quindi, l’avanzata dell’Islam in Europa, sia per l’appoggio fornito dagli Asburgo a fermare l’avanzata della Riforma protestante con la Controriforma, grazie alla loro fede cattolica, dando un notevole impulso artistico all’edilizia religiosa con meravigliose opere d’arte. In Austria ci siamo però sentiti orgogliosi nell’ammirare le più belle opere d’arte da Graz a Vienna a Innsbruck eseguite dai più celebri artisti italiani, tanto che in alcuni momenti ci sembrava di essere in Italia a Firenze, Roma o Venezia.
Un grazie di tutto cuore agli organizzatori e ai compagni di viaggio.
 Marco Rissone