30/06/11

GRUPPO GIOVANI: Un anno fa a Santiago di Compostela

Pellegrinaggio a Santiago de Compostela organizzato
dalla Pastorale Giovanile della Diocesi di Susa (21-29 agosto 2010)

La premessa
A volte capita... si sente il desiderio di andare, evadere, “staccare la spina”. Non e capitato anche a voi? A volte lo si fa con la mente... quanti girano il mondo con la fantasia... a volte con la macchina, con il treno, con l’aereo, a volte a piedi. Puo succedere che, proprio al termine di una camminata notturna, impegnativa e faticosa, da S. Ambrogio a Torino, compiuta con amici e persone che non conosci ancora, delle quali, pero, sai di condividere gli stessi valori. Dicevo, puo succedere che, nonostante la stanchezza e il sonno per la nottata in bianco, ma, grazie all’entusiasmo, una volta raggiunta la meta, nasca l’idea un po’ bizzarra: ≪Perche non affrontiamo il Cammino di Santiago?≫. Ci pareva l’occasione giusta, perche nel 2010 era previsto l’Anno Santo Compostellano che si celebra quando la festa di S. Giacomo, il 25 luglio, cade di domenica. Dopo “Il canto della notte”, organizzata dalla Pastorale Giovanile della nostra Diocesi di Susa in aprile, per andare a venerare la Sindone a Torino, il gruppo comincio a prepararsi interiormente e fisicamente al cammino verso Compostela. Cosi nacque la nostra “avventura”.
Il racconto
Il gruppo, tra cui alcuni di Bardonecchia, composto da 19 giovani, parti la sera del 21 agosto in pullman e, dopo un lungo viaggio, intorno alle ore 18 della sera successiva, arrivo a Santos, cittadina a circa 130 chilometri da Santiago.
Per chi non conosce il cammino di Santiago diciamo che funziona piu o meno cosi: sveglia attorno alle 6, piccola colazione e si parte. Altro spuntino durante la mattinata. Nel corso della giornata: momenti di vita comune con canti, preghiere, riflessioni di gruppo e personali. Pranzo al sacco. Arrivo alla meta giornaliera prefissata nel primo pomeriggio e sistemazione negli “ostelli del pellegrino” di cui ogni paese dispone. In qualche caso puo capitare che l’ostello sia gia occupato e, quindi, bisogna organizzarsi diversamente, in albergo oppure con tende da campo, proprio com’e successo al nostro gruppo che, nonostante la stanchezza del viaggio, all’imbrunire ha dovuto attrezzare un campo con tende.
Durante la S. Messa e avvenuta “l’investitura” di noi pellegrini con una speciale benedizione. Cena e a letto! Giorno successivo: sveglia molto presto con destinazione Portomarin con 40 km. di cammino. Ad indicare il percorso sono poste le caratteristiche frecce gialle e le conchiglie disegnate sui massi ai bordi dei sentieri o incastonate nell’asfalto o su blocchi di pietre che segnano anche la distanza mancante per raggiungere Santiago. A Portomarin il gruppo trova rifugio per la notte in una palestra comunale.
I nostri due sacerdoti don Giorgio e don Antonello.(foto: Archivio)
Giorno successivo: tappa di 25 km. per arrivare a Palas de Rei. La giornata é umida e fredda. Il gruppo diventera famoso per il “Rosario che mette le ali”: una marcia in cui dal primo al quinto mistero la fatica sembra sparire grazie alla preghiera.
Il giorno seguente la destinazione e Melide-Arzua. Inizialmente il programma prevedeva di camminare per 16 chilometri, ma ormai il gruppo aveva “le ali ai piedi” e, una volta raggiunta Melide, si decide di proseguire per altri 12 km. fino a Arzua. La giornata é calda e il percorso piuttosto faticoso... Il nostro gruppo, giunto a destinazione, fa conoscenza con un gruppo di Perugia e insieme partecipiamo alla Messa di ringraziamento per tutto quello che il Signore ci stava regalando. In serata, con il pullman, ci rechiamo a Melide per la cena a base di “pulpo” (polipo).
Il giorno successivo la destinazione e Pedrouzo (Arca). L’arrivo a Santiago e vicino e durante la mattinata facciamo un primo bilancio dell’esperienza. Emerge il desiderio di “isolarsi”, il bisogno di fare un riassunto personale del pellegrinaggio. Il cammino di Santiago e la rappresentazione del percorso della vita, fatta di salite e discese, di alti e bassi, di giorni bui e altri luminosi, ma, comunque una vita che va vissuta e affrontata giorno per giorno. Niente capita per caso, tutto rientra in un “Progetto” che ci viene proposto, che possiamo accettare perche siamo liberi di scegliere, magari con qualche titubanza causata da qualche intoppo di percorso. Mancano appena 19 chilometri. Il gruppo non tarda ad arrivare all’ostello. Dobbiamo attendere per entrare. Intanto facciamo amicizia con altri gruppi presenti. Ogni ostello e provvisto di spazi comuni: una cucina, sala da pranzo, locale con lavatrici.






La conchiglia che segna il percorso verso Compostela.
L’ultimo giorno di camminata abbiamo il desiderio fortissimo di giungere alla nostra meta, e decidiamo di partire prima del previsto per giungere in anticipo a Santiago e consegnare la Credenziale, la carta sulla quale vengono apposti i timbri di ogni paese attraversato in modo da testimoniare l’effettivo cammino che il pellegrino ha percorso. Giunti a Santiago l’emozione e tanta e aumenta al ritiro della “Compostela”, una pergamena consegnata come attestato a chi percorre a piedi almeno 100 km. del Cammino di Santiago. Segue del tempo libero, poi alle ore 19 partecipiamo alla Messa in Cattedrale, concelebrata anche da don Giorgio Nervo, con la venerazione delle reliquie e della grande statua di S. Giacomo posta dietro l’altare maggiore. Al termine della Messa avviene la spettacolare oscillazione del “Butafumerio”, un gigantesco turibolo appeso a una catena al centro della navata, fatto oscillare fino a raggiungere 20 metri di altezza. La tradizione racconta che alle origini del Cammino, il profumo emanato dall’incensiere servisse soprattutto a deodorare l’ambiente appesantito dai segni della fatica e dal sudore dei pellegrini per il lungo viaggio. All’uscita dalla Cattedrale, nonostante il programma prevedesse la partenza per il giorno successivo, il gruppo, insieme agli autisti, pensa di cenare a Santiago e partire subito dopo, perche le ore di viaggio sarebbero state tante.
Per coloro che lo percorrono a piedi il Cammino mette a dura prova tendini, muscoli e spirito. Nasce come “pellegrinaggio” e il nostro gruppo ha voluto viverlo come tale. Ma anche a chi si dovesse avvicinare a tutto questo da semplice turista non riuscirebbe a restare indifferente, davanti allo scorrere dei secoli di storia, arte e fede che hanno dato vita a un monumento unico, filiforme e lunghissimo, che non potrebbe esistere senza il sudore, la fatica, la passione e la fede dei suoi innumerevoli variopinti “peregrinos”.

Stefano Paglialunga