01/05/09

LA NUOVA CHIESA DI MARIA AUSILIATRICE (2008)

                                                                                        
LA NUOVA CHIESA DI MARIA AUSILIATRICE
DOMENICA 28 dicembre 2008, alle ore 16, ha avuto luogo il Rito della Dedicazione della chiesa di Maria Ausiliatrice e dell’altare, compiuto da S.E. Mons. Alfonso Badini Confalonieri, Vescovo di Susa.
Si tratta di un grandioso ampliamento fortemente caldeggiato dal Vescovo stesso, progettato con indubbia professionalità e attenzione nel mantenere – per quanto possibile – lo stile montano del precedente edificio, dall’arch. dott. Marcello Caretta in collaborazione con la figlia arch. dott. Irene, e seguito nelle varie e difficili fasi di attuazione dalla tenacia e competenza del Rettore della chiesa mons. Luciano Vindrola, a seguito della concessione edilizia rilasciata dal Comune in data 19 dicembre 2006. Della costruzione primitiva, l’attuale progetto, ha conservato la parete di via Montenero con il suo grazioso campaniletto e, dopo aver rimosso il vecchio tetto con copertura in lamiere e demolito le restanti due pareti, ha previsto l’ampliamento, con accesso principale posto sulla facciata, oltre alla porta laterale per i portatori di handicap e quella secondaria che dà accesso alla cappella posteriore. La Ditta CONPIEM. di Torino, diretta in cantiere dall’ing. Lucio Giordano, ha lavorato alacremente ed eseguito il lavoro in poco più di un anno.

I NOSTRI PELLEGRINAGGI (2008)


...IN FRANCIA dal 15 al 20 settembre 2008:
“Sulla scia dell’Immacolata Concezione a LOURDES e PARIGI”

Il pellegrinaggio parrocchiale di Bardonecchia del 2008 ha come destinazione la Francia e don Franco ha voluto collegare le due mete mariane dell’Immacolata Concezione: Lourdes, a 150 anni dalle apparizioni della Vergine a S. Bernadette Soubirous, e Parigi, dove S. Catherine Labouré ebbe le storiche visioni della Vergine in Rue du Bac nel 1830.
Percorso Giubilare. Rue des Petits Fossés, nei pressi del Cachot.
(foto Lidio Tancini)
Lunedì 15 settembre , la giornata inizia in chiesa alle ore 5,50 con la celebrazione della Messa, poi tutti di corsa sulla piazza del mercato dove c’è il pullman che ci attende e alle 6,30 puntualissimi si parte. Dopo 370 chilometri facciamo tappa a Nimes per il pranzo; in serata, finalmente, giungiamo a Lourdes per la cena ed il pernottamento; i meno stanchi, dopo il pasto vanno a fare un breve saluto alla Grotta. Verso le 21,30 entriamo dal cancello di S. Giuseppe nel “domaine de la Grotte”, acquistato dal Vescovo di Lourdes fra il 1862 ed il 1867: luogo di preghiera, di riflessione, di silenzio. Davanti a noi, rivolta verso la vasta piazza del Rosario, appare la statua della Vergine Incoronata tutta illuminata al centro di un’aiuola fiorita. Alle sue spalle c’è il viale della Spianata lungo il quale si snodano le processioni di Lourdes.

GIUSEPPE BOTTA (2008)

L’on. Giuseppe Botta. (foto t.col. de Franceschi)

Ricordo
dell’ON. GIUSEPPE BOTTA:
l’on. Botta e Bardonecchia 

Martedì 9 dicembre è serenamente spirato nella sua abitazione torinese l’onorevole Giuseppe Botta. Aveva 83 anni. Con lui scompare una figura eminente di uomo politico, un pezzo di storia della politica piemontese ed italiana, un autentico “cavallo di razza” democristiano, tra i più in vista della prima Pepubblica. Alla politica fu iniziato dall’on. Giovanni Bovetti, padre costituente, deputato e sottosegretario, il suo vero maestro. Nel 1965 il suo primo incarico di spicco, da consigliere della Provincia di Torino ad assessore alla viabilità che sarà il tema ed anche la vocazione della sua vita   politica. Venne eletto poi deputato al Parlamento e lo sarà per ben sette legislature consecutive: un vero record! Fu presidente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici e per questo fatto tutte le opere pubbliche passarono attraverso di lui, compreso il traforo stradale del Frejus e l’autostrada A 32 che attraversa la Valle di Susa.
L’on. Botta con altre autorità in attesa della Messa di S. Ippolito.
(foto C. Goggia)
Vicino alla nostra valle fu in particolare unito a Bardonecchia da vincoli non casuali e il titolo di queste righe non vuole essere esclusivo e riduttivo – “L’on. Botta e Bardonecchia” –, ma esprimere il legame tra il parlamentare e il nostro paese. Non solo qui aveva la casa dove soggiornava con la consorte e i figli, ma era partecipe attivo della vita civica e annoverava numerose amicizie: lui si ricordava di tutti, perché aveva un archivio di queste persone e non gli sfuggiva nessuna data, sia lieta che triste.
Cattolico fervente, non nascondeva la sua fede ma la praticava con sincerità, senza ostentazione o falsi pudori. Non mancava mai alle principali festività e, soprattutto a S. Ippolito, la sua presenza spiccava tra le autorità presenti alla celebrazione patronale, momento importante nella vita civile e religiosa del nostro paese, e così fino a due anni fa.
Fu, in anni non più recenti, per un mandato, consigliere comunale di Bardonecchia; sempre sollecito a favorire le soluzioni ad ogni problema che gli fosse segnalato, in considerazione del suo Ufficio di sottosegretario ai Lavori Pubblici, come allora veniva chiamato. Attento ai problemi del nostro Comune soprattutto nell’ambito della viabilità, dei problemi idrogeologici e frane.
La notizia della sua scomparsa ha destato naturalmente profonda impressione in tutti e una rappresentanza di Bardonecchia è stata presente ai suoi funerali svoltisi a Torino.
Il suo ricordo rimarrà vivo nella vita della nostra comunità.

PADRE GIANPIETRO ACCOSSATO (2008)

(di seguito: l'articolo "La morte di PADRE DIEGO PAVARINO")
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Padre Gianpietro Accossato. (foto Lidio Tancini)
PADRE GIANPIETRO ACCOSSATO
un frate semplice, generoso e allegro
Un frate dev oto, semplice e sempre disponibile, nativo di Cellarengo (AT). Negli anni trascorsi al Convento di Bardonecchia, assieme a fra Stefano, ha saputo farsi benvolere e cercare da tanta gente alla quale sapeva offrire speranza e, a tutti, donare una buona parola di fede e di fiducia nelle difficoltà della vita. Possedeva nel suo animo la gioia  serafica, sull’esempio di San Francesco, che manifestava attraverso il carattere allegro e sempre sorridente. Sentiva molto la stima verso il Sacerdozio di cui era rivestito e, oltre alla celebrazione della Santa Messa, sapeva rendersi utile alle anime aiutandole e invogliandole ad accostarsi al sacramento della Confessione. Aveva forte in sé il senso di Dio che benedice l’uomo, facendosi interprete di ciò, nell’elargizione di devote benedizioni ai tanti fedeli che lo cercavano particolarmente per questo motivo. Non di rado, nei momenti liberi dalle attività del Convento, lo si poteva incontrare alla guida della “panda” rossa, diretto a far visita a qualche famiglia, oppure salire in montagna, dove, dopo averla parcheggiata, proseguiva a piedi alla ricerca di funghi e piante medicinali. 
Padre Gianpietro in una concelebrazione in Parrocchia.
Accanto a lui, in basso, fra Stefano. (foto Lidio Tancini)
Il suo ricordo andava spesso ai luoghi di missione in Bolivia, dove aveva speso gli anni più intensi della sua vita a servizio di tanta povera gente. Da qualche tempo era ricoverato all’infermeria dei frati a Torino, presso la parrocchia di San Bernardino in Borgo S. Paolo, dov’è mancato nella notte di venerdì 16 gennaio 2009. Se ne è andato in punta di piedi, senza fare rumore, così com’era vissuto. La sepoltura, presieduta dal Provinciale p. Gabriele Trivellin nella mattinata di lunedì 19, ha visto la presenza di un nutrito gruppo di frati concelebrare la Messa, di molti fedeli ed anche di una piccola rappresentanza proveniente da Bardonecchia.

MONS. IANNUCCI, amico di Bardonecchia (2008)

L’Arcivescovo Metropolita di Pescara
MONS. IANNUCCI, amico di Bardonecchia
Il suo rapporto con Bardonecchia
La penultima volta che lo vidi fu nel novembre del 1992, quando andai a prenderlo a Porta Nuova, a Torino, per accompagnarlo a Bardonecchia, dove Mons. Iannucci nell’arco di quasi 50 anni era già stato tante volte. Questa però era una circostanza diversa e triste, veniva a celebrare il trigesimo della morte di un grande amico, fin dai tempi della gioventù al Collegio Capranica di Roma, di cui erano entrambi alunni come seminaristi. Si avvertiva il grande dolore che gli causava l’evento, ma che non stemperava la sua serenità e gioia di appartenere al Signore. In questo molto simile a don Bellando che diceva: “
Sono nato per essere sacerdote ”, anche se avrebbe potuto fare altre e brillanti carriere. Volle andare subito alla sua tomba e pregammo a lungo insieme, anche per Patrizia – di cui sapeva ogni cosa – e i genitori di don Francesco, che lui aveva conosciuto e di cui ricordava aneddoti e caratteristiche, quando li frequentava al Savoia, venendo a trovare il compagno Francesco Bellando. Terminammo con un solenne De Profundis, non senza qualche lacrima e mi fece impressione, molta, anche perché l’Arcivescovo Iannucci era un omone grande e grosso, dalla presenza imponente.