14/06/00

Valle Stretta (alla Francia) dal (Bollettino Parrocchiale - Bardonecchia 1956)


Nove anni fa, proprio di questi giorni, avveniva il passaggio « de iure » alla Francia della Valle Stretta, la più occidentale delle nostre valli piemontesi.
1941 Inaugurazione del Rifugio di Valle Stretta (foto: collezione Simiand Bruno)
Il 15 settembre 1947 andava infatti in vigore il trattato di pace che legalizzava l'occupazione di fatto dei « Chasseurs des Alpes » che fin dall'aprile 1945 tenevano la zona.
Era un « de iure » molto forzato che non dava alcun peso al contri­buto italiano alla guerra di liberazione e passava sopra alle aspirazioni delle popolazioni locali
Il popolo italiano mentre ha espresso vivacemente il suo sdegno per la spartizione dell'Istria e manifestato notevoli preoccupazioni per le sorti di Trieste, ha stranamente ignorato le rettifiche alla nostra fron­tiera occidentale, accettando forse per un malinteso senso di ripara­zione della « pugnalata alla schiena », il fatto compiuto.
Ma appunto perché abbiamo ripudiato quei metodi e contiamo su una Europa unita, dovremmo aver imparato a distinguere lo sciovini­smo dalla giustizia, il lecito dall'illecito, le sparate pseudonazionaliste dagli autentici nostri diritti. Il caso della, Valle Stretta è uno di questi. Situata interamente al di qua delta displuviate alpina essa ha sempre gravitato sulla vicina Bardonecchia (e non su Modane da cui la sepa­rano dalle 7 alle 10 ore di marcia) per cui geograficamente ed econo­micamente essa appartiene all'Italia. Non vi sono nella valle né strade, né ferrovie che la colleghino alla Francia per cui tradizione, cultura, storia e folclore tutto si ispira al mondo italiano. Da secoli i pochi abi­tanti della zona scendono a svernare nei dintorni di Bardonecchia. Eppure da quasi un decennio sul rifugio portante il glorioso nome del « Terzo Alpini » sventola la bandiera bianco-rosso-bleu, e se desiderate entrare nella valle dovete munirvi di reqolare permesso e lasciare i vo­stri documenti alla sbarra di confine posta poco dopo Melezet. Oltre a tutto i francesi, occupata la zona, si sono totalmente disinteressati dello sfruttamento delle risorse locali. Le uniche loro impronte sono alcuni cartelli indicatori della sezione briançonnese del Club Alpin Français, due o tre paracarri siglati F 1947 costruiti nei pressi della diga posta ai piedi della Guglia Rossa e un ponticello in legno sul rio Valle Stretta. Eppure é una delle valli più belle, suscettibile di una intensa valorizzazione turistica. Sarebbe sufficiente la costruzione di una strada collegante Modane attraverso il facile Colle della Valle Stretta per far riversare in questa zona migliaia di turisti francesi. Dal versante italiano la strada militare si addentra per un buon dieci chilometri nell'interno della valle. Superato il bacino delle Sette Fontane ci si trova in un ambiente alpino molto simile al Cadore o all'Alto Adige. Sono le cosidette « Dolomiti di Valle Stretta » culminanti in alcune vette oltre i tremila tra cui il Tabor, la Rocca Bernauda e la Gran Bagna dalla caratteristica forma pentagonale tipica delle Tofane. E' una zona unica nel suo genere in Piemonte in cui le rocce presentano le più vive colorazioni che vanno dal giallo, al grigio, al rosso intenso cui fanno singolare contrasto le pinete della parte inferiore della valle e i vasti pascoli dei pianori superiori, posti a ridosso del vecchio confine. A completare questo gioco di luci concorrono una dozzina di laghi dalla superficie complessiva di circa 100.000 metri quadrati. Gli amanti della roccia trovano qui l'ambiente preferito.
Sul lato destro della valle si spiega per circa un chilometro la ripi­dissima parete dei Militi (costi denominata dal posto fisso della Milizia confinaria) che con un dislivello medio di quasi quattrocento metri si eleva sui sottostanti prati.
Sulle sue placche come su quelle della vicina Torre Germana a par­tire dal 1936 epoca della prima ascensione si sono cimentati i più bei nomi dell'alpinismo italiano da Gabriele Boccalatte a Leo Dubosc, a Giuseppe Gagliardone, all'indimenticabile Giusto Gervasutti giù, giù sino all'ultima direttissima compiuta su passaggi di 50 e 6° grado dai torinesi Piero Fornelli, Luigi Pistamiglio, Giovanni Mauro nel giugno 1951. Ma anche gli sport invernali trovano qui l'ambiente ideale. Per tutto l'inverno si può godere di una zona sciistica eccezionalmente favo­revole sia per la natura del terreno, che per la posizione della valle poco battuta dai venti e la quantità e la qualità della neve. E' classica la salita in sci al Tabor (m. 3177) e la discesa lungo i 18 chilometri della Valle sino a Bardonecchia. Per questi motivi e data la sua vicinanza a Torino (2 ore di ferrovia) la zona é assai frequentata dal versante italiano.
A nove anni dalla annessione alla Francia di questa zona tipica­mente italiana c'é da augurarsi nell'interesse della Valle Stretta una ragionevole revisione di un trattato inutile alla Francia e dannoso al nostro Paese.
GIUSEPPE FORADINI

Bardonecchia, 2 ottobre 1956.